FREE FALL JAZZ

Pecchè nun ce ne jammo in America?

Lo cantava anni fa un nostro caro amico e bisogna ammettere che si tratta di una delle cose più sensate che abbia mai detto, almeno nel nostro caso specifico.

Di motivi “musicali” per andarci potremmo elencarne a centinaia, foss’anche limitandoci unicamente a festival ed eventi concertistici, ma c’è anche tanto altro. Se per esempio qualcuno di voi ha in programma, per qualunque ragione, di passare sulla east coast in Giugno, sappia che in una sala del colosso che vedete qui sopra, ossia l’Hilton Woodbridge hotel di Islin, nel New Jersey,  si terrà la 39esima edizione dell’annuale Jazz Record Collectors Bash, una cosa che fa brillare gli occhi già solo leggendone il nome.

Si tratta, in pratica, di una fiera del disco interamente dedicata a jazz e dintorni e contornata da interessanti eventi collaterali: si parlerà delle Boswell Sisters, trio vocale attivo negli anni ’20 e ’30, con Kyla Titus (nipote di Helvetia Boswell) che terrà una breve conferenza e presenterà tanto materiale inedito direttamente dagli archivi di famiglia (foto, filmati, registrazioni), tuttavia il piatto forte di questa edizione sarà la proiezione di numerosi rari filmati che coprono un periodo di storia che va dagli anni ’20 fino ai ’60.

Proprio per gli amanti degli “early years” ci sarà da leccarsi i baffi, visto che Ron Hutchinson, uno dei fondatori del Vitaphone Project, ha annunciato la presentazione di numerosi filmati degli anni ’20 completamente restaurati. I dischi Vitaphone segnarono il passaggio dal cinema muto al sonoro: la colonna sonora non era ancora incorporata nella pellicola, ma veniva appunto incisa a parte su questi supporti (i primi in assoluto ad usare la velocità a 33 giri) e riprodotta in sincrono col filmato. Il celeberrimo ‘The Jazz Singer’ resta forse la più famosa tra le pellicole inizialmente prodotte con questo sistema. L’associazione di Hutchinson da anni si occupa di “dare la caccia” alle incisioni Vitaphone originali, con lo scopo di abbinarle alla rispettiva controparte in cellulosa e riversare il tutto in digitale per preservarlo e restaurarlo.

La speranza è che iniziative del genere (non per forza questa nello specifico) possano crescere fino a diventare itineranti e approdare anche in paesi come il nostro, magari in forma di mostre temporanee (che qualche volta pure ci saranno state, ma sempre di eccezioni si tratta), in modo da dare la possibilità anche a chi è nato da questa parte dell’oceano di toccare per una volta con mano le origini di questa musica (checché ne dicano certi personaggi). Mi rendo conto delle non poche difficoltà a cui operazioni del genere andrebbero incontro, ma, per l’ennesima volta, pensare che qui gli eventi collaterali più gettonati del giro jazz siano le degustazioni enogastronomiche rende il mio umore grigio e triste. (Nico Toscani)

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