FREE FALL JAZZ

Forse lo avrete già letto da altre parti, comunque il Lenox Lounge, storico club di Harlem, chiude i battenti fra poco. I motivi sono banali: l’affitto sempre più alto, visto che la zona è ormai una zona metropolitana viva e vitale, con un sacco di locali e ristoranti alla moda che fanno levitare i prezzi alle stelle. E se non te lo puoi permettere sei costretto a filare, come si appresta a fare il buon Al Reed. Che però si tiene il nome: non si potrà aprire un altro Lenox Lounge. Probabile anzi che lo apra di nuovo lui stesso da qualche altra parte. Ok, qui è nuda cronaca, ora veniamo alle cose serie (o alla tragicommedia). Un giornablogger dell’Espresso si chiede, partendo da questa notizia, se il jazz non sia musica soprassata buona solo per chi ha il domicilio all’ospizio. Il pubblico ha altri gusti, preferisce i ristorantini alla moda, il jazz è sorpassato, forse è giusto così, o tempora o mores. Testualmente:

Nella Harlem del 2013 ha ancora senso un locale di jazz vecchia maniera? Sarebbe bello pensare di sì ma la realtà è un’altra. Poco più in là della famosa scritta al neon del Lenox Lounge ci sono ristoranti gettonatissimi come per esempio Red Rooster, Corner Social e Chez Lucienne. Quest’ultimo più ancora degli altri due è l’esempio di come è cambiata Harlem. [...] Stiamo a vedere che cosa aprirà al 288 di Lenox Avenue. Se il jazz fosse un genere di musica che ancora riempie i locali possiamo stare certi che Notar riproporà il jazz. Ma c’è da scommetterci che aprirà un ristorante. Perchè è questo che il pubblico vuole a New York.

Ora, tutto questo pappardellame è perfettamente in linea con il target dell’Espresso: i radical chic per cui il progresso coincide col recupero della tradizione pezzente e misera, il ciabattino, il villaggino, il cibo bio, il chilometro zero, Slow Food e le degustazioni di formaggi musicate da tromba sordinata e pianoforte. Quella fascia mediobenestante mediognorante che prende per vera qualsiasi idea tuttologica casuale, su argomenti che non conosce nè comprende, snocciolata fra le 8 e le 12 di mattina dal guru di turno, e passa poi il resto della giornata in cerca di prove per avvalorarla in vista dell’aperitivo. Ovviamente, un articolo che si riconduca al pezzentissimo concetto del piccolo mondo antico che scompare di fronte all’avanzare della moderna società materialista e modaiola è tarato perfettamente su un simile uditorio e, da questo punto di vista, è impeccabile. Solo che è clamorosamente fasullo. Perché magari sì, al posto del Lenox Lounge aprirà un ristorante. Però non è affatto vero che il jazz non è più musica che riempie i locali e il pubblico di NY vuole i ristoranti. Per scoprirlo non è necessario chissà quale sforzo, basta un giretto su Google per trovare la New York City Jazz Club Bible

Eh, una volta qui era tutta campagna. Poi, per fortuna, sono arrivate le ruspe. Espresso: prrrrrrrrrrrrr!

Comments are closed.