FREE FALL JAZZ

I Diavoli Rossi erano una formazione partigiana attiva in Friuli nel 1943-45. La loro fama derivò da una azione spettacolare e rocambolesca nella quale liberarono i prigionieri dei fascisti dal carcere di Via Spalato a Udine: a questa ed ai valori che la Resistenza esprimeva fa riferimento l’orchestra dei Red Devils. Il fumetto che accompagna il CD narra proprio della suddetta impresa, attualizzandola ad una ordinanza deliberata dalla Giunta Comunale di Venezia (…) nel 1999. Qui non c’è il dramma d’amore della Carmen, qui esiste una gioiosa voglia di vivere e ribellarsi alla “tirannia” di un “dittatore”… E la musica? La musica esprime proprio questa gioia, questo divertimento, come scrive Cojaniz, e non deve dire necessariamente cose nuove, ma dire delle cose.

Le capacità di Cojaniz sono risapute: pianista ma anche organista, recente la registrazione con l’organo della Basilica dei Frari a Venezia, qui organizza e dirige un orchestra di musicisti sconosciuti ai più. I nomi noti sono quello di Massimo Mattia ai flauti, notevole il suo assolo sul primo pezzo, Flavio Davanzo tromba, già con i Garibaldini di Enzo Favata, Luca Colussi alla batteria, Gianni Massarutto all’armonica blues… Già, perché l’ascolto spazia su diversi campi: jazz, blues, rock e musica etnica. Il primo brano, “Mi Sha Mon Dai Ka”, attacca con una parte vocale che ricorda una ninna nanna e si sviluppa su una chitarra molto rock con ritmica pesante; i fiati ricordano le musiche degli indiani, sulle quali si inserisce il flauto di De Mattia, che dialogando con il vibrafono, ci porta ad una sorpresa: un rap (in friulano?). Il secondo brano, “Carmen Dynamite”, con forti tinte latine si integra e si incanala con la fisarmonica verso sonorità più balcaniche, lasciando spazio alle percussioni supportate dal basso elettrico. L’entrata della voce riporta il tutto a rimembranze della Carmen di Bizet. Subito dopo “Red Hen – House”, basato su un tempo veloce, inizia con il momento più “jazz” dell’interno album: notevoli gli assoli dei tromboni di Toni Costantini e Leo Virgili. Ma si viene subito riportati alla logica del CD, dove niente è definito, dove l’assolo della chitarra elettrica e dell’armonica e il seguente rap fanno sbandare non di poco l’ascoltatore.

Con “Don Jose” si ritorna a quelle atmosfere spagnoleggianti evocate nella Carmen; gli impasti sonori dell’orchestra ricordano le collaborazioni tra Miles e Evans su ‘Sketches of Spain’. Ammirevole l’assolo di sax di Clarissa Durizzotto, ben supportata dalla fisarmonica di Romano Tedesco. “Bolero Rojo”, con un introduzione molto “classica”, si sviluppa su un tema rock dove si inserisce la voce di Mauro Tubetti, la chitarra di Jimi (?) Barbiani e l’armonica di Gianni Massarutto, con alle spalle l’orchestra. Il brano finale, “Freedom & Flowers”, è un orchestrale molto lento che lascia un po’ di amaro in bocca… Ma come: ci eravamo divertiti fino ad adesso! Forse rispecchia quello che scrive Cojaniz: “Lo scopo della musica non può essere che la vita, una vita intensamente umana”. (Mau)

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