FREE FALL JAZZ

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Tra nuove registrazioni e ripescaggio di vecchi live, continua incessantemente la produzione del bel catalogo della RUDI Records. Questo disco, con un quintetto senza batteria alla testa del flautista friulano Massimo de Mattia, scorre facilmente, nonostante la musica non sia sempre di facile ascolto. È una proposta che risente dell’indirizzo preso da De Mattia verso la musica improvvisata, ma riesce anche a trasmettere un lirismo notevole, come nel caso della breve ma intensa “Full Blue”. In “Black Novel” il retaggio del free è molto presente: il contrabbasso diventa il perno dove si sviluppa il brano, con gli altri strumenti liberi di improvvisare. Anche qui non mancano passaggi molto lirici, intrecciati da flauto e chitarra. Il brano dove maggiormente si risente dell’eredità free jazz è il successivo “Seppuku/Mishima”, un’improvvisazione collettiva nella quale prima De Mattia e poi Turchet al contrabbasso con l’arco creano la tensione che finisce scemando per chiudere il pezzo. Nonostante i brani siano firmati da tutti e cinque, sembra che si tratti non solo di composizioni istantanee, ma anche di scrittura, come nel caso dell’ultima “Toutured Flowers”, dove, partendo da una cellula, vengono aggiunti suoni e colori in maniera direi ciclica e  ogni musicista apporta il suo contributo, raggiungendo il climax solo con la chiusura. (Continua a leggere)

I Diavoli Rossi erano una formazione partigiana attiva in Friuli nel 1943-45. La loro fama derivò da una azione spettacolare e rocambolesca nella quale liberarono i prigionieri dei fascisti dal carcere di Via Spalato a Udine: a questa ed ai valori che la Resistenza esprimeva fa riferimento l’orchestra dei Red Devils. Il fumetto che accompagna il CD narra proprio della suddetta impresa, attualizzandola ad una ordinanza deliberata dalla Giunta Comunale di Venezia (…) nel 1999. Qui non c’è il dramma d’amore della Carmen, qui esiste una gioiosa voglia di vivere e ribellarsi alla “tirannia” di un “dittatore”… E la musica? La musica esprime proprio questa gioia, questo divertimento, come scrive Cojaniz, e non deve dire necessariamente cose nuove, ma dire delle cose.

Le capacità di Cojaniz sono risapute: pianista ma anche organista, recente la registrazione con l’organo della Basilica dei Frari a Venezia, qui organizza e dirige un orchestra di musicisti sconosciuti ai più. I nomi noti sono quello di Massimo Mattia ai flauti, notevole il suo assolo sul primo pezzo, Flavio Davanzo tromba, già con i Garibaldini di Enzo Favata, Luca Colussi alla batteria, Gianni Massarutto all’armonica blues… Già, perché l’ascolto spazia su diversi campi: jazz, blues, rock e musica etnica. (Continua a leggere)