FREE FALL JAZZ

Un certo tipo di revival “copione” è più in voga nel rock che nel jazz. Per le etichette è un modo di “mungere la vacca” piuttosto collaudato: ciclicamente, per un motivo o per l’altro, torna in auge qualche sottogenere nato e sviluppatosi anni prima e all’improvviso iniziano a spuntare come funghi gruppetti di imberbi ragazzini che offrono un surrogato preconfezionato (che riproduce non solo la musica ma anche il look) di chi quelle cose le ha suonate prima ancora che loro nascessero. Nel jazz invece la storia è diversa: le sonorità “datate” in un modo o nell’altro restano la linfa della musica nuova e in proporzione i casi di “copia in malafede” sono certamente minori. Senza addentrarci ulteriormente, il punto di questo pistolotto è arrivare a parlare di Michael Arenella, un jazzista che ha scelto un tipo “riciclaggio” ben più radicale. Semplificando brutalmente: è come se Jason Moran decidesse di farsi anestetizzare dal dentista col gas esilarante solo perché ai tempi di Thelonious Monk si usava così. Per dirne una, Arenella afferma di trascrivere le partiture usando pennino e boccetta d’inchiostro. Espediente per farsi notare? Può essere. Però si tratta di una storia così surreale da meritare un attimo di attenzione. Sfruttiamo un articolo apparso oggi sul New York Times (sorta di marchettone non troppo occulto per una serie di punti vendita) per aiutarvi a inquadrare il personaggio in questione. La versione originale è disponibile qui.

Michael Arenella è a un mercatino delle pulci di Lambertville, New Jersey; la sua testa, coperta da una fedora, punta un grammofono. Lo mette in moto, solleva il braccio meccanico e posa la puntina su un 78 giri. Dalla vecchia scatola di legno si diffonde una voce che sa di passato: Arthur Fields che canta ‘In My Tippy Canoe’ nel 1921. Il signor Arenella resta silenzioso, mani in tasca, assorbendo ognuna delle gracchianti note.

Altri avventori si fermano per capire da dove proviene quella musica. Per la loro gioia, scorgono Mr. Arenella, un jazzista e band leader 34enne di Brooklyn che sembra schizzato fuori da un buco spaziotemporale.  Alto 1 metro e 85, indossa un paio di pantaloni dalla trama “reticolata”, una cravatta blu di cachemire, una camicia a scacchi bianca e rossa, un gilet herringbone, un blazer con un fazzoletto blu che sporge dal taschino, stivali bianchi e neri simil-coccodrillo altezza caviglia, un anello al mignolo e una fedora marrone. Alcune persone si fermano ad osservare lui e il grammofono. Molte altre si limitano a osservare, sorridere e oltrepassare questa visione degli anni ’20 che illumina un giorno qualunque del moderno New Jersey.

“Devo comprarlo”, sentenzia Mr. Arenella, allungando 375 dollari in contanti per quello che diventa il terzo grammofono della sua collezione.

Con la reliquia al sicuro nello spazioso bagagliaio della sua Plymouth Fury color crema del 1966, in compagnia della sua fidanzata, Kathleen McGowan, guida fino al poco distante Stockton Inn, uno dei suoi posti preferiti. Le decorazioni delle pareti risalgono agli anni ’20 e ’30 e c’è del buon cibo.

Ma c’è di più. Questo è il posto che descrisse Lorenz Hart nei suoi versi: “There’s a small hotel / with a wishing well”. Di sicuro lì fuori, nel retro, c’è quel pozzo dei desideri.

Mr. Arenella vive nel passato tanto quanto chiunque riesca a vivere nel presente. Ogni anno presenta il Jazz Lawn Party a Governors Island, cantando, suonando la cornetta e guidando la sua Dreamland Orchestra di 11 elementi. Quest’anno il festival si svolgerà nel weekend del 18 e 19 Agosto.

Trasformare la Dreamland in realtà richiede tanto sudore e tante scarpe di cuoio, sia vintage che prodotte su misura. Per ricreare l’età del jazz infatti Arenella non solo studia la musica degli anni ’20 e dei primi ’30, ma ne indossa anche cappelli, cravatte e gemelli. Guida le auto di quel periodo, viaggia sui treni di quel periodo (quando possibile), taglia i capelli come si usava in quel periodo, suona gli strumenti di quel periodo e canta attraverso microfono e megafoni di quel periodo (ne possiede sette).

Non lo fa per farsi notare dalla gente. Il suo look vintage è maturato dall’amore per la musica. Da buon bandleader che vuole rendere al meglio ogni sfumatura di quell’epoca, Mr. Arenella ha speso buona parte dell’ultima decade a trascrivere canzoni da vecchi 78 giri su spartiti per orchestra. Dato che la maggior parte degli spartiti originali sono ormai perduti, si tratta dell’unico modo per dare ai suoi musicisti un suono che sia il più fedele possibile.

“Mentre trascrivevo il fiato di quei musicisti su un pezzo di carta iniziai a chiedermi: ‘Wow! Cosa indossavano questi qui affinchè il loro fiato suonasse in quel modo?’” – ricorda – “Quanto era stretto quel panciotto? Che tipo di orologio usavano? Che mezzo di trasporto usavano per andare alle sessioni di registrazione? Com’era quando mettevano in moto la loro automobile?”.

La sua ossessione iniziò così. Adesso non solo trascrive quella musica, ma lo fa usando un pennino e una boccetta d’inchiostro. I vestiti moderni li indossa solo per fare jogging, “anche se fantastico di correre una maratona indossando scarpe con le suole di cuoio e mutande di lana”, aggiunge ridendo.

Guida macchine d’epoca, inclusa una Buick decappottabile rossa del 1930 che chiama affettuosamente Cherry e una Studebreaker del 1925 che chiama Tudie. Perlopiù si prende cura lui stesso delle automobili – ovviamente usando tecniche vintage – nei cinque garage di Brooklyn in cui le tiene al riparo.

“Non ne fanno più come una volta”, afferma. “Sul serio: ci sarà ancora qualcuno che guiderà una Prius tra 80 anni?”.

Ogni paio di settimane lui e la signorina McGowan saltano in una delle macchine e vanno ai mercatini delle pulci di periferia per comprare oggetti d’epoca. Quando hanno tempo, ne approfittano anche per una gita a bordo del New Hope & Ivyland Railroad, un treno a vapore che viaggia in Pennsylvania. Mr. Arenella ha amato i treni sin dalla sua infanzia trascorsa presso la cittadina “ferroviaria” di Lilburn, poco fuori Atlanta, in Georgia. Come musicista invece li apprezza da un punto di vista completamente diverso.

“La musica da ballo dell’era jazz è molto ‘industriale’ nella sua natura e nei suoni – spiega – È onomatopeica: puoi sentirci le locomotive e i suoni della città. Se ascolti una locomotiva o un motore girare al minimo, ti accorgerai che hanno un certo ‘swing’. Puoi ballare al loro ritmo”.

La passione di Arenella per gli anni ’20 e ’30 lo ha condotto a un mondo di artigiani e negozi specializzati, rendendolo una guida esperta per chiunque voglia imitare la sua riproduzione della vita “d’epoca”.

Tanto per cominciare, i copricapo vintage che compra vengono “restaurati” dai cappellai di Worth & Worth, a Manatthan sulla 57esima. Alcune settimane fa siamo andati a far loro visita e li abbiamo trovati in procinto di produrgli un nuovo cappello di castoro e riparare un cappello nero danneggiato da qualcuno che vi si era seduto sopra durante un recente concerto.

“Hai provato a soffiarlo col vapore di una teiera?”, gli chiede uno degli artigiani, Brandon Franklin, tenendo il cappello vicino a un vaporizzatore.

“No, ho semplicemente fatto ‘FIUUUU’, risponde Arenella, soffiando aria come se volesse pulire un paio di occhiali. “Suono strumenti a fiato, ho un sacco di aria calda disponibile!”.

Il signor Franklin ride divertito.

Questo laboratorio è come un fumoso museo di aggeggi progettati da Rube Goldberg: allargacappelli con dentatura in ferro, macchine tessili meccaniche, pezzi di legno ammucchiati. Servirsi da Worth & Worth è stato per anni il sogno di Mr. Arenella, che però, con uno stipendio da musicista, non se lo poteva permettere (il suo appartamento nel quartiere Gowanus, a Brooklyn, riesce a malapena a contenere i suoi scaffali di spartiti e cappelli). Almeno fino all’anno scorso, quando Mr. Franklin, che gestisce il negozio, vide Arenella esibirsi al Lawn Party.

“L’ho chiamato subito – spiega quest’ultimo – e gli ho detto: ‘Adoro il tuo festival. Come posso esserti utile?’. E lui rispose: ‘Sto risparmiando tutti i miei penny per comprare i cappelli che vendi’. ‘Non aggiungere altro’, gli dissi. E da allora nacque una splendida amicizia”.

Per qualche sconto, Arenella fa allestire uno stand di Worth & Worth ai suoi festival.

Per non essere da meno rispetto ai cappelli, Mr. Arenella di recente ha dovuto aumentare anche la qualità dei suoi vestiti. I capi del suo guardaroba originale provenivano quasi tutti da Domsey, negozio (ora defunto) di vestiti usati di Williamsburg che vendeva “a peso”; oggi, invece, ha anche dei completi fatti a mano. Il suo sarto, Michele Savoia, è il titolare di House Of Savoia nel Lower East Side e ha curato i costumi di spettacoli come ‘Promises Promises’ ed ‘Evita’. Il negozio ha teste di animali appese alle pareti, una batteria bianca, un tavolo da biliardo, un bar e una sala in Art déco nel retro.

Il mese scorso Mr. Arenella gli ha fatto visita per il suo guardaroba in vista di primavera ed estate e Savoia in persona gli ha preso le misure per delle modifiche dell’ultimo momento. Gli ha promesso anche di inviare immediatamente una giacca blu a Cannes, dove Arenella e la sua band avrebbero suonato durante il festival del cinema.

“Spedisco roba in Francia di continuo – spiega Mr. Savoia agitando il suo braccio tatuato – Non è un problema”.

Per non essere da meno ai vestiti su misura, le scarpe di Mr. Arenella sono prodotte da Leffot, nel West Village, dove può scegliere il cuoio, il tipo di suola, la forma della punta. Il suo acquisto più recente è stato due paia di spectator Edward Green bicolore, uno in bianco e nero, l’altro in tonalità castagna e betulla. Disponibili su ordinazione, partono da 1300 dollari a paio.

“Lui è la ragione per cui vivo in un appartamento così modesto – spiega Arenella ammiccando al proprietario di Leffot’s, Steven Taffel – Queste scarpe però dureranno una vita”.

“Alimento la dipendenza da scarpe – ammette Taffel – Ho clienti che non possono dire alle mogli che vengono qui a comprare”.

Mr. Arenella risparmia soldi in altri campi: il suo taglio di capelli, corti sui lati e lunghi davanti, costa solo 23 dollari ed è a cura di Georgiy Ibragimov di Hair Box a SoHo: una bottega vecchio stile che resiste nello stesso posto da 104 anni. Di tanto in tanto Arenella qui si regala anche una rasatura.

I suoi strumenti musicali, che compra per pochi dollari ai mercatini delle pulci, vengono riparati da Chuck McAlexander, che gestisce The Brasslab a East Williamsburg. Arenella ha conosciuto McAlexander 14 anni fa al Chelsea, suo vecchio negozio. Il primo si era appena trasferito a New York: non aveva completato gli studi superiori, ma aveva una borsa di studio per la Manhattan School of Music. “Ha chiaramente sviluppato un suo stile rispetto a quando l’ho conosciuto”, racconta McAlexander.

Arenella di recente gli ha lasciato un sousafono, due cornette e un trombone (suo primo amore) per pulizia, rimozione di ammaccature e sistemazione delle valvole. McAlexander ha controllato i numeri di serie di ogni strumento per risalire all’epoca di fabbricazione: le date oscillavano tra il 1890 e il 1946.

“Con i 4000 dollari che ha speso per riparare il sousafono – spiega McAlexander – avrebbe potuto comprarne uno nuovo”.

“Ma quelli che fanno ora non si avvicinano neanche lontanamente alla qualità di questo”, ribatte Arenella.

“È vero”, ammette McALexander scuotendo la testa.

Quando qualche giorno dopo Mr. Arenella ha suonato presso la biblioteca pubblica di New York per il Manhattan Cocktail Classic, i frutti di uno shopping tanto ricercato lo hanno ripagato: indossava impeccabilmente uno smoking, capelli impomatati all’indietro, scarpe di cuoio luccicanti, papillon saldamente al suo posto. Il pubblico ha ammirato il miraggio retrò della Dreamland Orchestra mentre ‘Blue River’ si riversava su di essi. Arenella ha alzato il suo gigante megafono rosso, si è avvicinato al tondo microfono d’epoca, e il resto era ormai storia.

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