FREE FALL JAZZ

Sean Jones, autentico fenomeno della tromba, non è nuovo ai dischi dotati di un filo conduttore. Valgano come esempi l’eccellente ‘Roots’, un programma di soul e gospel, o ‘Gemini’ che mostrava le due anime del nostro, alle prese con un’ideale facciata post bop ‘pura’ e un’altra intrisa di funk, r’n'b e hip hop. Stavolta il tema sono le molteplici sfumature associate al termine ‘amore’, argomento che si prestava ad un diluvio di standard arcinoti o alla melensaggine. Ma Jones non è Kenny G. nè Fausto Papetti!

Se al centro dell’album c’è la soprannaturale tromba del leader, così esuberante e gioiosa, non va assolutamente trascurato l’apporto del resto del quintetto, affiatatissimo, nonché l’elevata qualità dei brani, tutti originali e molto vari. Segnaliamo la trascinante ‘Look And See’, potente traccia d’apertura all’insegna di melodie tanto vigorose quanto solari e positive; la tenera elegia di ‘Momma’, lirica e contenuta ma con un’esplosione mozzafiato di note alte nel finale; l’impetuosa ‘Touch And Go’ dove il fitto gioco di botta risposta fra Jones e il contralto perforante di Brian Hogans lascia progressivamente spazio alle evoluzioni di una ritmica tellurica ed elastica, dal groove micidiale; la dura e spigolosa ‘Obsession (Love’s Fury)’ che utilizza martellanti ritmi hip hop, taglienti riff di chitarra dell’ospite Matt Stevens e un fraseggio solista singhiozzante e spezzettato per dipingere un clima folle e disturbato; e la preghiera finale ‘Forgiveness’, sorta di epico gospel in crescendo dove la tromba del leader raggiunge livelli ultraterreni per l’ispirazione melodica e la pura bellezza del suono. E’ una frase davvero melensa, me ne rendo conto, ma rende bene l’idea.

Il gruppo in sè è eccellente: oltre al già citato Hogans, sassofonista aggressivo di grande inventiva, si distingue una sezione ritmica davvero eccelsa e coesa – Orrin Evans (piano nonché titolare di una proficua carriera da leader), Luques Cortis al contrabbasso e Obed Calvaire alla batteria sono da qualche anno al servizio di Sean Jones e l’intesa si sente. Ecco un gruppo ai vertici del jazz contemporaneo, classico ma allo stesso tempo moderno, aggressivo, pieno di groove coinvolgenti e finissimo interplay fra veri e propri assi. Perché da noi non se lo fili nessuno, è un mistero… (Negrodeath)

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