FREE FALL JAZZ

Su Hugh Hefner (1926 – 2017), in questi giorni, si è letto moltissimo. Il fondatore di Playboy ha giocato un ruolo non da poco nel panorama culturale degli ultimi 60 anni e passa. Sarebbe facile liquidarlo come “quello di Playboy”, magari con un certo disprezzo, ma la realtà al solito è più complicata. Non senza controversie, Hefner anticipò la rivoluzione sessuale con un punto di vista nuovo, certo maschilista e criticabile, sull’uomo e di conseguenza la donna – donna per cui disegnò un ruolo decorativo fatto di nudo ben fotografato, di classe, lontano dalla pornografia che girava in semiclandestinità, nè angelo del focolare nè puttana (ovvero, gli unici spazi concessi fino ad allora). Non si poteva parlare di emancipazione, questo no, però almeno di una meritoria rimozione della colpevolezza dal piacere. E nella concezione edonistica di Hefner al nudo femminile si accompagnava la cultura: Playboy poteva vantare narrativa (Ray Bradbury, Margaret Atwood, Gabriel Garcia Marquez, David Foster Wallace, Ursula Le Guin) e giornalismo (fra le penne hanno transitato pure Norman Mailer e Vladimir Nabokov) di alto livello. Dire “lo compro per le interviste”, nel caso di Playboy, era una scusa credibile,  se proprio vi vergognavate di apprezzare in pubblico le forme di Elaine Reynolds.

Fior di jazzisti sono stati intervistati da Playboy, inclusi grossi nomi come Miles Davis e Louis Armstrong. E proprio il jazz era una delle passioni di Hefner, che lo ascoltò per tutta la vita. Ma non solo: nella catena dei Playboy Club, cresciuta sempre più negli anni ’60 e ’70, i musicisti suonavano con buone paghe e la segregazione era bandita. Ci piace pensare che, di tutti i clienti casuali comprensibilmente attratti da cocktail e conigliette, non pochi il giorno dopo siano andati a comprarsi dischi di Freddie Hubbard, Cannonball Adderley, Miles Davis o chi altri, dopo averli ascoltati casualmente. Ma non finisce qui: impossibile dimenticare il Playboy Jazz Festival, la cui prima edizione fu nel 1959, per poi diventare appuntamento annuale dal 1979 a oggi, presentato regolarmente da Bill Cosby.

Imprenditore di genio, sostenitore della libertà individuale e dell’uguaglianza, maschilista e appassionato di jazz. Si possono dire tante cose del più celebre sugar daddy di sempre. Personalmente, penso che sia stato meglio averlo che il contrario. Bella lì, Hef!
(Negrodeath)

Comments are closed.