FREE FALL JAZZ

Ottavo disco per il Claudia Quintet del leader batterista John Hollenbeck. Ottavo in due decenni di attività, una mosca bianca nell’immensa produzione di molti altri musicisti. Ciò dovuto forse al coinvolgimento del batterista in molteplici progetti o forse in una scrittura compositiva molto concentrata e condensata. Infatti come spiega lo stesso Hollenbeck nelle note di copertina “Contrariamente alla corrente tendenza popolare di fare opere di letteratura o di registrazioni più lunghe e più grandi, mi sono concentrato più di recente sulla scrittura di composizioni brevi”. Comunque sia il quintetto, qui modificato con l’inserimento di Red Wierenga al posto di Ted Reichman, rimane una formazione delle più stabili del jazz contemporaneo e anche una delle più creative. Come già detto, l’album in questione punta maggiormente al rigore compositivo che alla creatività individuale, come per esempio del precedente September (2013), privilegiando un approccio post-minimalista rispetto alle componenti schiettamente jazzistiche o venate di enfasi rock. In definitiva, l’identità della formazione resta intatta e i suoi caratteri chiave rimangono ben riconoscibili. L’austero camerismo del brano di apertura Nightbreak (basato sul solo di Parker in a Night in Tunisia) e di quello di chiusura Mangold racchiudono in maniera coerente lo sviluppo dei brani, che  sposano con la frammentaria base percussiva del leader gli innesti degli altri componenti del gruppo con soluzioni melodiche molto ricercate. Volendo ricordare i momenti migliori, una superba A-List con protagonista la fisarmonica di Wierenga. Inoltre Philly, brano basato su una frase ritmica di Philly Joe Jones, dove la libertà espressiva si ritrova con protagonista assoluto Chris Speed al tenore. E per finire Rose-Colored Rhythm, ispirato da Rose Rhythm del maestro musicista Doudou N’Diaye Rose, un brano nato per gioco.  In chiave di lettura puramente jazzistica è forse il più avvincente ed anche quello più sorprendente: inizia in forma astratta per poi animarsi in un’anomalo scontro tra ritmi latini e una melodia spezzata, che ruota su se stessa come un meccanismo inceppato, e prelude agli assoli di Moran, Wierenga e Speed. Un gruppo che merita molta più visibilità di quello che ha avuto finora, perchè dimostra una ricchezza di ispirazione notevole.
(Maurizio Zorzi)

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