FREE FALL JAZZ

Sapete il jazz, no? Quella musica che, se passate da queste parti, almeno un po’ vi piace, e che certamente piace a noi che ne scriviamo qui sopra. Quella che ormai ha più di un secolo di storia sul groppone, che è stata (ed è) una delle più vivide e potenti forze d’urto nel panorama culturale occidentale dagli albori del ’900 a oggi, che viene studiata, analizzata, suonata, registrata, incisa, dibattuta, che conta un catalogo sterminato, che stabilito e ridiscusso più volte la propria estetica, che ha una propria cultura di riferimento, un’articolazione storica, una serie di figure storiche che ne hanno segnato lo sviluppo, che oggi vive una stagione quantomai frammentaria ma straordinaria per varietà e vitalità, insomma, il jazz, capito? Quello. Bene, mai dare troppo per scontato. Soprattutto, mai pensare che al jazz venga riconosciuto qualche livello di dignità culturale, perché andremmo davvero fuori strada. La prova? Uno scatto da un libro di testo di scuola elementare o media, rinvenuto su Facebook, che pubblichiamo di seguito.

Agghiacciante, vero? E sbagliato su molteplici livelli. A partire da quel “musica colta” che, ok, sarà per capirsi, ma proprio non ci si fa a leggerlo senza pensare a qualche salottino polveroso con i libri di Adorno, per passare a stupidaggini abissali tipo quelle sottolineate. “Non è musica scritta sul pentagramma” (dev’essere tipo i vampiri che non si riflettono negli specchi), “Non è eseguito da musicisti professionisti”, per finire con un’idea della prassi jazzistica cristallizzata ad alcuni brani molto accesi di Goodman e Basie degli anni ’30.

Si spera che un giorno gli alunni si ritrovino ad apprezzare il jazz, ripensando a quante CAZZATE e quanta IGNORANZA venivano sparse dal suo libro di scuola. Per il resto, l’autore andrebbe coperto di pece e piume e messo alla gogna.
(Negrodeath)

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