FREE FALL JAZZ

L’album di ballad, al giorno d’oggi, sembra quasi una reliquia. Non per Dayna Stephens, eccellente sassofonista che ha già dimostrato il suo valore sui tempi medio-lenti, in cui brillano la grande attenzione a suono e volume e il notevole uso di glissando e vibrato. La melodia, in qualunque forma, resta la linea guida delle sue liriche esplorazioni, dove si dimostra attento discepolo di Wayne Shorter, Branford Marsalis, Ben Webster e Dexter Gordon. Tutte caratteristiche ben presenti nella sua discografia passata ed esaltate più che mai in ‘Peace’, dove lo accompagna una vera e propria formazione all-star: Brad Meldhau (piano), Julian Lage (chitarra), Larry Grenadier (contrabbasso) ed Eric Harland (batteria), alle prese con una selezione di temi tutt’altro che scontata. ‘The Good Life’ è quasi cantata, più che suonata, nel registro basso del tenore con un crepuscolare accompagnamento di chitarra e basso. ‘I Left My Heart In San Francisco’ vede protagonista lo splendido contrasto fra l’enunciazione del tema al baritono, col numero di note strettamente necessario ed un bellissimo effetto di relax, e l’assolo di Meldhau, ricco di spigoli e chiaroscuri dinamici. Tanto su ‘Zingaro’ quanto su ‘Peace’ (quella di Horace Silver) il gruppo instilla tensione sottopelle, con il piano che si muove attorno alla pulsazione sfiorando solo raramente il sax, in un elusivo gioco sul ritmo. C’è pure una versione freschissima di ‘Body And Soul’, suonata al baritono. Il resto dell’album non è certo da meno, non ultime le due originali riletture di Ennio Morricone al soprano.

‘Peace’ è un lavoro da gustare attentamente, osservando il modo in cui la band riesce a valorizzare il cuore delle composizioni, esaltandone l’atmosfera e il contenuto melodico con ingannevole semplicità. Altamente raccomandato.
(Negrodeath)

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