FREE FALL JAZZ

Uscito ormai dieci anni fa, ‘New Thing’ è una sortita in solitario di Wu Ming 1, esponente del noto collettivo Wu Ming. Non si tratta comunque di un saggio musicale, quanto piuttosto di un romanzo ambientato a New York durante la tumultuosa seconda metà degli anni ’60, con le contestazioni, gli scontri e la musica del caso – nello specifico, il free jazz. Assemblato come collage di articoli di giornali, stralci documentaristici e spezzoni d’intervista, il libro parla della vicenda del Figlio di Whiteman, un assassino di musicisti free. La polizia brancola nel buio, solo una giornalista un po’ hippie del Brooklinyte collega i delitti fra di loro ipotizzando una mano comune. Qua e là, a spezzare il flusso della narrazione, troviamo i pensieri di un John Coltrane prossimo alla fine. Descritto così, ‘New Thing’ potrebbe sembrare anche interessante. Purtroppo i nodi vengono rapidamente al pettine dopo sole poche pagine. Intrecciare fatti realmente avvenuti con la finzione e utilizzare uno stile “multimediale” non è una novità, ma senza pretendere le vette di James Ellroy e John Dos Passos, è almeno lecito sperare in qualcosa di meno infantile e stereotipato. Perché a partire dall’irritante linguaggio finto-slang ultra black made in Italy, passando per infodump antimperialisti da tazebao e finendo con una ricostruzione del rapporto fra musica, comunità nero-americana e cultura americana degna di un liceale alla prima okkupazione!11!1, sembra di rileggere in forma di romanzo il ’68 di cartapesta evocato dal risibile ‘Free Jazz Black Power’ di Carles e Comolli. Sono passati dieci anni dalla pubblicazione di ‘New Thing’, che sarebbe potuto uscire uguale identico negli anni ’70 come frutto di una temperie culturale ideologizzata al parossismo. Al tempo sarebbe stato, almeno in parte, comprensibile, non certo ora.
(Negrodeath)

Comments are closed.