FREE FALL JAZZ

Ad oggi, ’9 Levels’ è l’ultima uscita di Greg Osby, quel brillantissimo sassofonista il cui apporto alla causa del jazz (come strumentista, compositore e scopritore di talenti – i casi di Stefon Harris, Jason Moran ed Eric Harland parlano chiaro) sarebbe meritevole di maggior considerazione. Primo album pubblicato per la sua Inner Circle Music dopo quindi anni di militanza in casa Blue Note, ’9 Levels’ contiene tutti i marchi di fabbrica del sassofonista del Missouri: ritmi e metri bizzarri intersecati con precisione geometrica, un sax zigzagante, inflessioni blues che entrano ed escono da serpentine di note asciutte e taglienti, un originale impasto timbrico. E per inaugurare la nuova fase creativa, ecco pure una formazione nuova di zecca, fatta di giovani e motivati musicisti.

I nuovi brani di Osby sono, al solito, sibillini e disorientanti; sax, chitarra e piano si rincorrono o si affiancano di continuo, colorando le varie sezioni in maniera sempre diversa, sia che armonizzino insieme sia che si lancino in contrappunti intricati. La portoghese Sara Serpa contribuisce con un cristallino vocalese, una vera e propria arma segreta che risplende in particolare nelle melodie, nei temi, nei passaggi d’insieme, nelle frequenti e amichevoli corse a ostacoli contro il sax. L’album si snoda, attraverso nove pezzi, seguendo un percorso ascendente che parte dalla turbolenta ‘Principle’ e finisce nell’etereo e astratto ‘nono livello’, ‘Optimism’. Joseph Lepore (basso) e Hamir Atwal (batteria) sono eccellenti nella loro robusta scansione di ritmi che ben assecondano le gincane del sax (un faro guida costante ma mai invadente), ora con groove e potenza come nell’eccentrico post bop di ‘Truth’ o nella succitata ‘Principle’, ora con mano sottile e musicale come in ‘Less Tension Please’, aggraziato jazz da camera, e nelle splendide melodie quasi pop di ‘Two Of One’, una vera canzone con tanto di strofe e ritornello e un bel lavoro alla chitarra slide da parte di Nir Felder.

Melodie originali, strutture sempre imprevedibili, grandissima coesione, un’evoluzione narrativa che dall’asprezza iniziale arriva, con logica impeccabile, ad un clima bucolico e sereno, sì, ma lontano da minchionerie new age e buddhanate varie come da certa sin troppo usarata spiritualità coltraniana di riporto: ’9 Levels’ vale tutto il vostro tempo! (Negrodeath).

Comments are closed.