FREE FALL JAZZ


Oggi, 13 Maggio, il vecchio Gil (cit.) ne avrebbe compiuti 100. Un ottimo articolo al riguardo (in inglese) è apparso su npr.org: ne riportiamo per voi una traduzione. L’autore originale è Tom Vitale.

Gil Evans, uno dei più importanti arrangiatori di jazz del ventesimo secolo, nacque esattamente 100 anni fa.

Evans è noto soprattutto per la musica che compose tra il 1957 e il 1963 per la sua orchestra di 19 elementi che accompagnava il trombettista Miles Davis. Gli album ‘Sketches Of Spain’ e ‘Porgy & Bess’ furono elogiati per le loro armonie sontuose nonché l’uso di strumenti solitamente estranei alle big band. In un’intervista del 1980, Evans confessò che la sua volontà fosse di usare gli strumenti orchestrali in un modo nuovo: “Molte grandi composizioni sono state scritte con il classico suono dell’orchestra. Capisci che voglio dire? Non vi è stato aggiunto nulla, per quanto riguarda le sonorità”.

Ed Evans diede all’orchestra un nuovo sound utilizzando armonie insolite e colori presi in prestito da Debussy, Ravel e Stravinsky. “Per il linguaggio armonico mi sono ispirato agli impressionisti francesi, spagnoli e russi – dichiarava nella stessa intervista – È da lì che vengono le mie armonie”.

Evans fa sembrare tutto facilissimo, ma Emile Charlap – un trascrittore di partiture che ha lavorato con lui negli anni ’50 – spiega che l’arrangiatore ha lavorato duramente per creare quell nuovo sound.

“Si sedeva a comporre tutta la notte – ricorda Charlap – Una mia segretaria viveva al piano di sopra, e mi diceva che non riusciva a dormire perché Gil stava lì tutta la notte: suonava un FA dopo l’altro, fino al mattino… ‘Sketches Of Spain’ fu concepito così”.

Evans arrangiò ‘Sketches Of Spain’ negli uffici di Charlap a New York.

“Gil era incredibile – prosegue Charlap – Era capace di lavorare all’infinito su un unico dettaglio. Non so se ‘lento’ sia la parola giusta. Forse sì, perché lui voleva che fosse tutto perfetto fino all’ultima nota. Scriveva un arrangiamento escludendo una nota, poi magari tornava a lavorarci dopo due settimane  per aggiungerci solo quella”.

BIRTH OF THE COOL

Nato nel 1912 a Toronto e cresciuto a Stockton, California, Evans ha speso l’intera vita a creare un nuovo suono per orchestra jazz e lo fece senza alcuna nozione accademica (dichiarò infatti di aver imparato come prendersi cura di una canzone “popolare” copiando gli arrangiamenti dei vecchi dischi di Louis Armstrong). Sin dall’inizio ha suonato musica “popolare”; negli anni ’30 guidava il suo gruppo da ballo a Stockton, il suono ha iniziato poi a farsi più complesso quando nel 1941 entrò nell’orchestra di Claude Thornhill.

Poi, alla fine degli anni ’40, incontrò Miles Davis. La loro collaborazione inizialmente si limitava a una serie di jam informali presso l’appartamento dell’arrangiatore sulla 52esima strada, dove alcuni dei migliori bebop per dell’epoca si davano appuntamento. Il risultato furono una serie di registrazioni diventate poi famose come ‘Birth Of The Cool’, alle quali oggi viene riconosciuto il merito di aver introdotto nel jazz il cosiddetto “cool sound”.

Tra i musicisti coinvolti c’era un giovane suonatore di corno, Gunther Schuller. Oggi compositore di fama mondiale, Schuller ritiene ancora oggi fantastici quegli arrangiamenti, in particolare un brano chiamato ‘Moondreams’, composto originariamente da Chuck McGregor, pianista di Glen Miller.

“Gil Evans praticamente lo riscrisse secondo il suo stile ben più evoluto – spiega Schuller – Ci aggiunse questa coda fortissima, che inizia con un accordo tremendamente dissonante. Dopo circa un minuto e mezzo la musica inizia a tornare alla normalità. Si fa sempre più calma, anche ritmicamente. All’inizio è agitatissima, poi sfocia in una magnifica, rilassata conclusione in SI minore”.

“È una composizione incredibile. Come gli sia venuta all’epoca va oltre la mia comprensione, e io lo conoscevo molto bene”.

THE SPACE BETWEEN THE NOTES

Evan scrisse anche dozzine di opere che non vennero mai registrate. Il compositore Ryan Truesdell negli ultimi tre anni ne ha scovate una cinquantina,  scritte soprattutto per l’orchestra di Thornhill alla fine degli anni ’40. Ha poi messo insieme un’orchestra moderna per registrarne dieci e fare un disco da pubblicare oggi, nel giorno del compleanno di Evans. S’intitola ‘Centennial: Newly Discovered Works of Gil Evans’.

Secondo Truesdell ciò che rende riconoscibile il suono di Evans è l’aria di mistero che trasuda dagli spazi tra le note all’interno dei suoi accordi.

“È quasi come se la musica fosse in grado di galleggiare su una nuvola – spiega – Per la sezione fiati Evans componeva dei voicing di quattro o cinque note, ma, anziché metterle con un certo spazio tra loro, le metteva tutte insieme. Così, all’improvviso, ti ritrovi con tutto questo spazio tra la linea walking del basso e questi strumenti, che regala al tutto un effetto etereo, molto leggero”.

“Negli anni ’60 Evans ‘aggiornò’ la sua orchestra inserendo chitarre elettriche e sintetizzatori, continuando tuttavia ad armonizzare usando sempre le note “senza spazi” per i suoi accordi. Nel 1983, una settimana prima del suo 71esimo compleanno, Evans si sedette al piano nel suo minuscolo appartamento di New York, aspirò una boccata di marijuana dalla sua pipa e mi spiegò come armonizzare ‘Up From The Skies’, il pezzo di Jimi Hendrix”.

“Mi disse: ‘è un arrangiamento pepato, vero? È così perchè le note sono vicine”.

Evans non ha mai guadagnato un centesimo dalla vendita dei suoi dischi, ma a lui andava bene così. “Ho iniziato come arrangiatore – raccontava – Se avessi saputo che razza di gioco fosse, non l’avrei mai fatto: l’arrangiatore non percepisce alcuna royalties. Ma al tempo mi divertivo così tanto che non ci ho neanche pensato”.

Per Evans non c’erano mai ragioni per cui lamentarsi del passato, gli interessava solo quel che succedeva nel presente. È scomparso nel 1988 all’età di 75 anni.

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