FREE FALL JAZZ

Abbiamo il piacere di ospitare nella nostra rubrica il pianista Dino Massa. Sarà interessante chiacchierare con lui poiché di recente ha sfornato un disco edito dalla norvegese Losen Records. La mia impressione personale è quella di un lavoro molto complesso, come un grande affresco, ma non ostico all’ascolto. Accogliente e melodica la musica di Dino Massa invita ad essere ascoltata più volte.

CARLO: Ciao Dino! Partiamo dal titolo del tuo ultimo lavoro: “Suite pour le Piano”, che può risultare addirittura fuorviante perché, almeno a mio parere, non è affatto un disco “piano-centrico” ma oserei dire a tratti corale. Tu cosa ci dici a riguardo?

DINO: Ciao Carlo, innanzitutto grazie per l’intervista. Il titolo e’ dovuto al fatto che il pianoforte fa da trait d’union all’intera composizione, ma sono assolutamente d’accordo con te nell’affermare che il disco non e’ affatto “piano-centrico”, come del resto non lo sono gli altri miei dischi in formazioni diverse dal piano solo. In effetti quando immagino un progetto per una precisa formazione, provo a fare in modo che funzioni in modo corale, evitando accuratamente la forma: piano con accompagnamento.

CARLO: “Suite pour le Piano” è un disco molto ricco dal punto di vista formale, armonico e ritmico, ma appare coerente. Credo sia dovuto alla forza dei temi e più in generale alla cura per la melodia. Parlaci delle tue tecniche compositive, quali materiali usi e come li gestisci.

DINO: Questo disco in particolare e’ nato da un idea in cui si intrecciano melodia e linea di basso e da qui e’ partito tutto. Avevo l’intenzione di scrivere qualcosa di piu’ impegnativo dei soliti 8 – 9 brani che in genere si utilizzano per fare un disco di jazz, volevo scrivere un brano unico suddiviso in piu’ momenti, in pratica volevo scrivere una suite… Quando compongo non metto limiti alla creativita’: posso usare una melodia, o un contrappunto ritmico, una idea melodica, aspetto che mi venga un’idea valida e provo a svilupparla.

CARLO: Il Quartetto è completato da Nicola Pisani al Sax, Luca Garlaschelli al Contrabbasso ed Alessandro Rossi alla Batteria. Come è nata questa formazione?

DINO: La nascita di questo Quartetto è quanto di più casuale si possa immaginare: il tutto nasce dalla proposta di Nicola Pisani di organizzare un concerto a mio nome per la rassegna concertistica del Conservatorio di Cosenza di cui faccio parte in qualità di docente insieme a Nicola e a Luca Garlaschelli, e giacchè in quel periodo avevo ultimato la Suite, quale migliore occasione potevo aspettare per presentarla? Il risultato è stato che a loro è piaciuto il lavoro e a questo si è unito uno straordinario feeling, nato prima tra me e Nicola e poi, successivamente, dal punto di vista cronologico, con Luca, che ha dato origine al progetto. A proposito della coralitá del disco, quando si suona con musicisti che, oltre ad essere degli strumentisti straordinari, sono anche dei compositori notevoli, è inevitabile che il lavoro diventi collettivo, con l’inserimento della propria altissima individualitá soggettiva. Successivamente si è aggiunto al quartetto Alessandro Rossi, che ha dato il suo valido contributo con la sua grandissima creativitá.

CARLO: Immagina di essere il Ministro per i beni e le attività culturali con delega al turismo ed alle varie ed eventuali. Hai il potere, gestisci soldi pubblici, la crisi è finita, comandi tu, apri bocca ed è legge e tutti zitti sotto. Cosa faresti per il jazz (e la musica in generale) in Italia?

DINO: Proverei a diffondere la musica e la cultura tutta nelle scuole in modo serio e approndito, con l’insegnamento strumentale a partire dalla scuola dell’infanzia, non come corso facoltativo, ma come corso obbligatorio per tutti. Quella si che sarebbe una vera riforma.

(Intervista raccolta da Carlo Cimino)

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