FREE FALL JAZZ

La storia di questo disco dal vivo  è ben nota. Si tratta di un concerto alla Temple University registrato nel novembre del ’66 con mezzi di fortuna: aneddotica vuole che un pubblico già sparuto avesse cominciato ad andarsene dopo la prima mezz’ora, che Coltrane, già malato, avesse suonato male, che gli studenti-organizzatori avessero finito per rimetterci. Le registrazioni bootleg, in giro da anni, restituivano un’immagine incompleta dell’evento. Ci ha pensato la Impulse a darne la versione definitiva e ufficiale, portando la qualità sonora a livelli poco meno che accettabili. In quest’ultima, discussa e controversa fase della sua carriera, Coltrane cercava la trascendenza attraverso la musica: dal jazz modale era partito verso l’India, l’Oriente e l’Africa, esplorando tutte le possibilità sonore della strumentazione fino a sfiorare i confini del rumore. I chilometrici brani di ‘Offering’ sono un altro passo in questo senso. Pezzi famosissimi come ‘Naima’ o ‘My Favorite Things’ conservano solo vaghe tracce del tema e si estendono ipnotiche oltre i venti minuti, galleggiando su una scura massa di ritmi disarticolati (Rashied Alì assieme a due percussionisti e al quasi inudibile basso di Sonny Johnson) e su un pianoforte teso e drammatico (Alice Coltrane). In ‘Crescent’ ci pensa Pharoah Sanders ad abbassare il livello con la classica serie inconsulta di barriti e squittii. E, in alcuni momenti di ‘Leo’ e della già citata ‘My Favorite Things’, Coltrane mette da parte il sax per dei vocalizzi, affiancando nella prima il solito Sanders, nella seconda un misconosciuto e appena percepibile sassofonista locale.

‘Offering’ è caotico, diseguale, mal registrato, in certi momenti persino fastidioso. E’ il tipico disco da ascoltare una volta ogni tanto. Allo stesso tempo, ci permette di gettare un ultimo sguardo nella mente di John Coltrane, intento a superare ogni limite partendo da pochi spunti tematici ben noti. I moltissimi fan e seguaci lo prenderanno a scatola chiusa, per tutti gli altri la prudenza è d’obbligo.
(Negrodeath)

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