FREE FALL JAZZ

Si sa che il piano trio è la forma perfetta del jazz, l’integrazione tra i musicisti deve essere eccezionale per creare un perfetto interplay. Nel caso di Sylvie Courvoisier, pianista dotata ma non perfettamente adatta a tale formula, la ricerca dei partner ideali era necessaria. Spinta anche da John Zorn, titolare della Tzadik, e con l’incontro del bassista Drew Gress e del batterista Kenny Wollesen, ha raggiunto una formula che risulta molto soddisfacente. Dall’unione, che aveva ben impressionato a Saalfelden presentando brani tratti da quest’album, nascono nove pezzi impegnativi di matrice eterogenea, unificati dall’interazione veramente ispirata e raffinata dei tre. Le forme sono flessibili, attraverso rapidi cambiamenti, break ecc. Logicamente non ci troviamo davanti ad un classico piano trio. La Courvoisier crea forme grezze e all’interno dello stesso pezzo le sgretola ricostruendo figure completamente nuove. L’intelligenza dei partner a seguire e a supportare le nuove direzioni fa sì che la realizzazione si completi prima di iniziarne una nuova. Si ascolti per esempio ‘Double Windsor’, pezzo di apertura dove un incedere molto ritmato si alterna con un motivo melanconico in maniera molto convincente. Il riascolto dell’album porta nuove sensazioni, qui la musica è guidata da una densità ritmica (che non vuol dire battere il piedino a tempo) netta, che non cade nella routine. Anche la collaborazione della Courvoisier con una ballerina di flamenco può aver giovato alla realizzazione di questo album, portando forza e movimento. (Maurizio Zorzi)

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