FREE FALL JAZZ

La sfilza di necrologi non accenna a frenare. C’era una recensione in divenire, poi ho appreso della scomparsa di Ed Cassidy, 89 anni, e ho fermato tutto. Non sono in molti a ricordarlo oggi, ma Cassidy, con il suo enorme e riconoscibilissimo drumkit, ha firmato pagine storiche sul finire degli anni ’60 in seno agli Spirit, alfieri del rock psichedelico capitanati dal suo figliastro – nel vero senso della parola, avendone sposato la madre – Randy California, scomparso in un tragico incidente nautico una quindicina d’anni orsono.

Ancora meno sono quelli che conoscono il suo passato quasi mitologico da musicista jazz. Il suo primo amore fu il country a dire il vero, ma quando iniziò ad esibirsi, giovanissimo, alla fine degli anni ’30, ci volle poco per innamorarsi della musica dixieland. Poi arrivò il bebop. Partendo dalla sua Chicago, Ed girò gli States in lungo e in largo stabilendosi infine in California negli anni ’50. Un passato di cui oggi resta ben poco, quasi nessuna testimonianza (io stesso cerco da anni materiale e informazioni dettagliate con scarsissima fortuna), eppure le poche fonti disponibili raccontano di esibizioni al fianco di una lista di grandi che va da Cannonball a Lee Konitz passando per Art Pepper, Gerry Mulligan e Rahsaan Roland Kirk.

“Amo fare musica, ma non voglio che diventi qualcosa di meccanico e prevedibile - dichiarava quasi 40 anni fa – Continuerò finchè suonare darà ancora qualcosa sia a me che al pubblico”. E lo ha fatto fino alla fine. (Nico Toscani)

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