FREE FALL JAZZ

Umberto Capilongo's Articles

Solitamente non mi esercito nella recensione di opere nazionali, per svariati motivi, tra cui anche la quasi impossibilità di scrivere davvero quel che si pensa per non essere inondati da improperi, o, viceversa, per essere accusato di faziosità, ma per stavolta faccio un’eccezione. E’ apprezzabile, in un periodo in cui si straparla nel jazz di “contaminazioni”, spesso per giustificare la produzione di musiche più o meno improvvisate che col jazz mantengono parentele sempre più lontane, che un giovane italiano parta umilmente con il suo primo disco da leader, (inciso a 24 anni ma oggi ne ha 26) dal linguaggio canonico del mainstream, mostrando di maneggiare l’idioma in modo sicuro e con buona proprietà (lui e i suoi compagni), senza pretese di fare velleitariamente l’innovatore, come invece mi tocca riscontrare in altri musicisti nazionali molto ambiziosi che parlano (di comodo a mio avviso) della fine creativa di quel linguaggio senza magari nemmeno saperlo maneggiare in modo adeguato. (Continua a leggere)