Muscolare. Musicista muscolare. Lo si legge spesso e volentieri, negli articoli italiani sul jazz (non sui nostri, tranne in questo). In inglese almeno, “muscular” e “jazz” danno ricerche infruttuose, Google alla mano. Ma pure con altri aggettivi della stessa area semantica non va molto meglio. Tranquilli, non sto facendo della linguistica comparata! (Continua a leggere)
Il mondo del rock è certamente strambo. I fan, forse, ancor più dei musicisti, anche se non se ne rendono conto. Succede quasi sempre che uno si avvicini al rock grazie ad un gruppo estremamente famoso e ragionevolmente orecchiabile da catturare al primo ascolto. Da lì si può restare tutta la vita sui soliti ascolti, oppure esplorare, approfondire etc., passando dalle antiche passioni per (es.) Queen o Dire Straits o Springsteen o AC/DC allo scandaglio minuzioso delle propaggini più misteriose e contorte del pianeta rock.
Scalando la Montagna Sacra del Riffone Amplificato, il rocker-messner arriva alle vette dell’esoterismo imparandosi a menadito la discografia dei Neurosis e dei loro numerosi accoliti, o il kraut-rock d’antà n, o navigando con disinvoltura nell’arcipelago del metal più estremo, o nei menadri del post rock più algido e spigoloso, o quel cazzo che vi pare, possibilmente tutto insieme, a volte elaborando legami fra i distinti arcipelaghi per una comprensione, reale o illusoria, ancora più profonda, altre a compartimenti stagni. Non importa – il senso di realizzazione, una volta arrivati in cima alla Montagna, è grande. Sei riuscito a capire, riconoscere, apprezzare e amare i Carcass, i Velvet Underground, i Can, gli Skinny Puppy, i Butthole Surfers, i 13th Floor Elevators, i Tool, Captain Beefheart, Bjork, i Coven (ma solo quelli del primo disco), gli High Tide, i Neurosis, gli Spiritualized, i Pere Ubu… si può continuare per ore. (Continua a leggere)