FREE FALL JAZZ

Sam Rivers's Articles

Non sappiamo di preciso a quando risalga questo concerto, azzardiamo la fine degli anni ’90 o l’inizio della decade successiva. In ogni caso, è molto interessante: oltre alla nutrita formazione di Steve Coleman (al piano un giovanissimo Vijay Iyer) troviamo pure il grande Sam Rivers, ospite dell’ultimo quarto d’ora. Maestri di generazioni differenti!


Recentemente scomparso, Sam Rivers è uno di quei maestri che saputo lavorare guardando sempre avanti, ma sempre e comunque nel solco della musica afroamericana. Questo bel concerto in trio del 2002 lo testimonia. Sam Rivers è simpatico e scherza col pubblico della First Existentialist Congregation di Atlanta, alternando vari strumenti a fiato.


Nell’inesauribile miniera di YouTube abbiamo trovato questa bella primizia, un concerto del ’93 del quartetto di Sam Rivers e James Blood Ulmer. Enjoy!


Quella di Barry Altschul e Dave Holland è una sezione ritmica straordinaria, di certo in grado di competere ad armi pari con tante coppie più “famose”. Oggi forse è meno celebrata del dovuto: aver legato il proprio nome soprattutto a formazioni di impostazione free jazz si è rivelato un grosso equivoco, a ben vedere. Altschul e Holland restano troppo grandi per poter essere incasellati in una sola nicchia, e infatti a cavallo tra ’60 e ‘70 sia in compagnia di Paul Bley (solo il batterista) che di Braxton o Corea (nel breve periodo in cui quest’ultimo formò i Circle, formazione con cui tentò di esplorare territori più o meno avanguardistici prima della ben più nota svolta fusion) hanno comunque dimostrato una versatilità che lasciava trasparire una conoscenza del panorama jazzistico a 360 gradi. (Continua a leggere)

Ai lutti del 2011 possiamo aggiungere Sam Rivers, scomparso ieri all’età di 88 anni. Sassofonista, clarinettista, armonicista, compositore e orchestratore, Rivers è uno di quei cani sciolti del jazz privo di una collocazione precisa e ancora in attesa di una sistemazione storica degna. Partito dalle evoluzioni dell’hard bop degli anni ’60 (inclusa una brevissima permanenza alla corte di Miles Davis), ha in seguito attraversato, osservandole con un piglio curioso e divertito, le varie correnti, dal free jazz alla sperimentazione dei loft anni ’70 – senza mai prenderne del tutto parte, ma assorbendone input vari per piegarli ai propri fini. Un grande irregolare che ci mancherà.