FREE FALL JAZZ

rumorismo senza limitismo's Articles

Facciamo il giro più largo e iniziamo parlando dei Nurse With Wound, sigla storica della prima ondata industrial inglese di sicuro familiare a tutti gli appassionati di sonorità rumoristiche e sperimentali. Li chiamiamo in causa per un motivo ben preciso: oltre che musicisti erano avidi consumatori di vinile, attratti in particolare da tutto ciò che presentava tratti ostici o in qualche modo avanguardistici. Erano anni – parliamo della fine dei  ’70 – in cui procurarsi un disco fuori dai canali major era roba da carbonari, toccava rivolgersi a negozi specializzati in import o azzardare audaci gite fuori porta, e leggenda vuole che Stapleton e soci organizzassero delle “spedizioni per il vinile” persino all’estero. Pare assurdo a dirsi, ma ciò spiegherebbe la loro conoscenza di entità underground sparse un po’ in tutt’Europa che all’epoca come mezzo di diffusione “alternativo” avevano al massimo il tape trading. Dei loro gruppi preferiti compilarono una sterminata lista allegata all’LP d’esordio a nome Nurse With Wound, poi riproposta (in versione aggiornata) anche sul secondo lavoro e che negli anni per molti ascoltatori (me incluso) si è trasformata in una sorta di guida alla scoperta di questo o quel nome. Se ne contano quasi 300 (!!!), e spaziano dal rock progressivo (con tanti gruppi anche italiani) al kraut, dal free jazz alla musica contemporanea fino alla primissima ondata industrial. (Continua a leggere)

Abbiamo già accennato alla Have You Said Midi parlando degli Atomik Clocks: si tratta di una piccolissima etichetta tricolore che porta avanti con coerenza e convinzione un’etica completamente DIY, titolare di un nutrito catalogo (vinili, CD-R, finanche download gratuiti) che spazia attraverso svariati generi, seppure tutti in qualche modo accomunati dalla voglia di sperimentare o rompere gli schemi (una delle prime uscite è stata, ad esempio, un live dei Tasaday, sigla storica dell’industrial italiano). Tra le proposte di HYSM ascrivibili a jazz e affini, è recente il ritorno dei folli Eierkoch Automat, denominazione che, per chi se lo stesse chiedendo, in tedesco indica il cuociuova elettrico. Loro però, nonostante l’identità avvolta da un improbabile mistero (sono in due e nei credits si fanno indicare come Eierkoch e Automat, appunto) sono italiani, e già un paio d’anni fa avevano ben impressionato con ‘29/5’, che raccoglieva otto tracce tra rumorismo e free jazz .  (Continua a leggere)