FREE FALL JAZZ

prison sax's Articles

Il giovane sassofonista Tivon Pennicott esordisce a suo nome dopo una lunga gavetta da sideman, in cui spiccano una nutrita serie di concerti con Kenny Burrell e la partecipazione a due dischi premiati con il Grammy, ovvero ‘Liquid Spirit’ di Gregory Porter e ‘Radio Music Society’ di Esperanza Spalding. Ma certamente non è il caso di aspettarsi un lp di pop-jazz. Tivon guida un interessante quartetto, composto dal pianista Mike Battaglia, dal contrabbassista Spencer Murray e dal batterista Kenneth Salters, facendosi largo con autorevolezza nel jazz moderno grazie ad sound potente, ricco di groove, temi memorizzabili ed un marcato gusto per lo spiazzamento ritmico, la stratificazione di metri, l’uso di improvvise pause e ripartenze che disorientano, secondo le lezioni di Andrew Hill e Steve Coleman. (Continua a leggere)

Portare il cognome Marsalis presso una consistente fetta di critica nostrana è quasi un’implicita colpa e, ormai da decenni, sinonimo di “conservatorismo jazzistico” e di negazione della cosiddetta “creatività.” In sostanza non è biglietto da visita che aiuti a ricercare un approccio musicalmente attento e privo di pregiudizi all’atto dell’ascolto, come invece si dovrebbe sempre fare con chiunque. Conseguentemente, un disco di solo sassofono può destare l’interesse di certe orecchie, se confezionato da qualche improvvisatore radicale di una avanguardia che fu, ormai abbondantemente attempata, ridotta sempre più spesso ad esibirsi in una stanca collezione di sofisticate e “intelligenti” pernacchiette, inframezzate da fischi e stridor di denti, il tutto regolarmente scambiato per grande ed innovativa musica esclusiva, per soli veri intenditori chìc. (Continua a leggere)

A pochi giorni di distanza dall’ultimo disco di Redman, ‘Trios Live’, torniamo sul luogo del delitto con questa puntata di Beyond Category dedicata proprio a Joshua e al suo trio con Reuben Rogers e Greg Hutchinson.


Ve ne sarete accorti, ma ora è ufficiale: in questi giorni non abbiamo voglia di scrivere niente. E’ la settimana di ferragosto, del resto, e quindi preferiamo gli ozi della villeggiatura al dovere di informare il comunque pregevole nostro pubblico. Noi invitiamo Keith Jarrett nella FFJ Mansion per poi tirargli un gavettone all’ingresso mentre dentro stanno suonando i Nashville Pussy, ma pensiamo un minimo pure al vostro, di divertimento. O meglio, ci pensa Vicenza Today. Citiamo testualmente:

Raphael Gualazzi è uno dei migliori artisti jazz italiani.“ (Continua)

AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!!

Non c’è dubbio che la collaborazione con Danilo Perez, John Patitucci e Brian Blade abbia ridato slancio e creatività a Wayne Shorter. Questa formazione è ormai in giro da quasi quindici anni e si è ben rodata con un gran numero di concerti e una discografia esigua, ma di tutto rispetto. ‘Without A Net’ è l’ultimo capitolo, nuovamente registrato dal vivo, e testimonia lo splendido stato di forma del grande sassofonista di Newark, uno degli ultimi titani del jazz ancora in attività. Ricapitolando, abbiamo quattro musicisti affiatati e avventurosi che ormai si conoscono a menadito e sono ancora capaci di sorprendere e lanciarsi con disinvoltura in acrobazie “senza rete”: difficile, a questo punto, mancare il bersaglio. Naturalmente quel marchio di fabbrica fatto di temi allusivi, atmosfere cariche di incertezza e mistero, melodia obliqua e sviluppi sorprendenti, è ben presente per tutto il cd, sia nelle rivisitazioni di materiale già noto sia fra gli inediti. (Continua a leggere)

Per anni quei riccioloni al vento sono stati un punto di riferimento, una garanzia di qualità per riconoscere quali dischi NON comprare, simbolo del riccardonismo soft, che preferisce sempre la roba ben suonata, ma tranquilla e rassicurante, senza l’ossessione per la tecnica strumentale. Eppure qualcosa sta cambiando: forse si sarà reso conto dei suoi peccati capitali, starà cercando di espiare, sta di fatto che da un po’ di tempo a questa parte Kenny G ce la sta mettendo tutta, davvero tutta per riqualificarsi agli occhi del mondo. Non si spiegherebbero altrimenti i suoi ultimi exploit: lo abbiamo visto nei panni di ZIO KENNY nel videoclip (eccezionale) di ‘Last Friday Night‘ di Katy Perry ma, soprattutto, nello spot Audi dell’ultimo Superbowl. Chioma fluente anche in uniforme, Kenny G è – rullo di tamburi – il capo degli antisommossa, pronto a spegnere A COLPI DI SAX la rivolta dei detenuti della Luxury Prison (nel caso ve lo steste chiedendo: i “prigionieri del lusso” sarebbero i clienti di case automobilistiche diverse da quella reclamizzata). No, giuriamo che non è uno scherzo: per vedere coi vostri occhi questo capolavoro basta cliccare qui sotto. Sarà il momento migliore della vostra settimana, garantito.

I dischi coi riccioloni in copertina continueremo a non comprarli, però stima imperitura.