FREE FALL JAZZ

metal machine music o almeno suo cugino's Articles

Il materiale biografico che accompagna questo album cita le celebri parole del critico Whitney Balliet (“il jazz è il suono della sorpresa”) e prosegue affermando che, seguendo lo stesso criterio di valutazione, ‘Cuts’ sarebbe “il suono per colpire e terrorizzare”. Partendo da questi due presupposti in sequenza, ‘Cuts’ alla fine sorprende poco ed è esattamente quello che ci può aspettare da una joint venture fra il re del noise giapponese Merzbow, il suo collaboratore Balasz Pandi alla batteria e un sassofonista del giro di Peter Broetzmann come Mats Gustafsson: un assalto di noise assordante e distruttivo. Esattamente uguale, cioè, a quel che fa Merzbow di solito, con tantissimo rumore bianco che satura ogni frequenza, accompagnato stavolta da un sax/clarinetto petomane e da una batteria asincrona e fragorosa, di quelle che non imprimono un moto alla musica, ma aggiungono volume e caos. Del resto, la musica non è nemmeno contemplata qui dentro: si va avanti con eruzioni di rumore che puntano a stordire e prostrare l’ascoltatore, portandolo all’inevitabile insensibilità. Certo, ci si può arrivare ben prima della fine del disco, che dura appena settanta minuti. (Continua a leggere)