FREE FALL JAZZ

Mats Gustafsson's Articles

L’atteso ritorno del sassofonista svedese Mats Gustafsson è il primo asso nella manica della seconda parte di Centrodarte70. Gustafsson, già protagonista delle nostre rassegne con The Thing, con Spazio-Suono Lab, e più di recente con Fire!, suonerà in solitudine (sassofoni) venerdì 16 settembre, in esclusiva italiana. (Continua a leggere)

Dopo l’acclamazione quasi unanime dei due full-length usciti a nome Fire! Orchestra, il sassofonista norvegese Mats Gustafsson rispolvera la sigla Fire! per esibirsi nuovamente nel più ristretto e tradizionale formato del trio, accompagnato da Johan Berthling (basso) e Andreas Werliin (batteria). Pubblicato a tre anni dall’ultimo ‘Without Noticing’, ‘She Sleeps, She Sleeps’, come sempre edito dalla sua Rune Grammofon, ne rivela però crudelmente la disarmante debolezza e incompetenza nell’ambito strettamente jazzistico. A ben vedere, da sempre gli episodi più notevoli della sua discografia (non ultimi i dischi per la Fire! Orchestra) hanno più a che vedere con l’iconoclastia e con lo scardinamento della tradizione, perpetrato per mezzo di arditi crossover stilistici con rock, psichedelia, noise e musica sperimentale di sorta, piuttosto che con un’effettiva padronanza del linguaggio jazz in sé e per sé. (Continua a leggere)

La lista dei brani è roba quasi surreale, fattore che ha contribuito non poco ad alzare l’hype verso il disco, e questa di solito finisce col non essere mai una cosa troppo buona. In sostanza: prendi gente che non si vede da un pezzo (Neneh Cherry), gente che si vede fin troppo (l’onnipresente sax di Mats Gustafsson, in questo caso coi casinari The Thing), e la metti alle prese con un paio di originali e un po’ di roba pescata dalle tasche di idoli jazz come Don Cherry e Ornette Coleman, ma anche di brutti ceffi come Madvillain (!), Stooges (!!) o Suicide (altra scarica di punti esclamativi a piacere). Rock e dintorni d’altronde non sono territori inesplorati per The Thing, che (per dire) sul recente ‘Metal’ coverizzano i Lightning Bolt e in passato hanno fatto comunella con rumoristi tipo Thurston Moore e Jim O’Rourke. Potremmo poi parlare anche di cerchio che si chiude, visto che Gustafsson e soci si coalizzano in origine per tributare proprio Don Cherry, che di Neneh, di certo saprete, era il patrigno.

Intanto chiariamo un paio di cose: nonostante i nomi coinvolti, ‘The Cherry Thing’ non è né un disco free jazz con una donna alla voce, né un disco r&b/funk/hip hop con dei jazzisti ad accompagnare. I nostri riescono nel compito più difficile e vanno oltre la semplice joint venture, codificando una cifra stilistica personale capace di rendere omogeneo un lavoro che parte da basi così frammentarie. (Continua a leggere)