FREE FALL JAZZ

mama africa's Articles

Non aspettatevi fuochi d’artificio da questa National Orchestra e non aspettatevi le invenzioni dei Lounge Lizard. Questo trio (!) con John Lurie al sax alto e tenore accompagnato da Grant Calvin Weston alla batteria e Billy Martin alle percussioni manca clamorosamente l’obiettivo. La musica, forse per la mancanza di un sostegno armonico e di una linea di basso, tende inevitabilmente a comporre uno stile molto tribale basato sulle percussioni. I pezzi, che potrebbero essere considerati come una parte di una suite, indubbiamente creano, con il notevole tappeto sonoro dei due percussionisti, una atmosfera arcaica da foresta vergine. Quello che purtroppo contrasta è la pochezza del sax del leader: suoni ruvidi, squittii, frasi reiterate e già ascoltate troppe volte nei corso degli anni. (Continua a leggere)

Dall’immenso archivio della Ogun, grazie al lavoro di Hazel Miller, moglie dello scomparso Harry, riemerge questo documento dal vivo del 1979. Prezioso sicuramente dal punto di vista storico, meno da quello tecnico. Solo il sax è molto riconoscibile, la batteria è solo grancassa e piatti, il basso e il piano sono leggermente penalizzati; comunque resta il fatto che la potenza dei Blue Notes ripresa dal vivo era la loro migliore  espressione, non solo per la musica, ma per quella libertà di improvvisazione che negli album da studio era leggermente ingabbiata, come se il concerto fosse l’unico momento valido. Pronti e via: nonostante la registrazione penalizzante, come detto, il sax di Dudu Pukwana fa la parte del leone e il suono dei Blue Notes appare subito riconoscibile. Il loro modo di aggredire i canoni del jazz su un tappeto ritmico altamente eccitante, facendolo a brandelli e unendolo alla matrice africana, rimane e rimarrà il sempre loro marchio di fabbrica. Un esempio è il superlativo ‘Ithi Gui’, brano di apertura del disco, in cui il sax tagliente di Pukwana, dopo riff canonici, prende l’abbrivio verso vie più spericolate. (Continua a leggere)