FREE FALL JAZZ

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Come molti della mia generazione, ho conosciuto Joe Jackson grazie alla cover di ‘Got The Time’ fatta dagli Anthrax. Da allora ho sempre provato la massima simpatia per Joe, musicista pop inglese difficile da incasellare e da sempre innamorato del jazz (vedasi il suo classico lp  ’Night And Day’). Quest’anno arriva nei negozi ‘The Duke’, un nuovo album interamente dedicato a… riletture ellingtoniane, proprio così. Per l’operazione Jackson non ha badato a spese, assemblando un cast di musicisti molto eterogeneo: da jazzisti di fascia altissima (Regina Carter e Christian McBride) al chitarrista riccardone Steve Vai a ?uestlove dei grandi The Roots per finire con Iggy Pop, ex ragazzaccio terribile riconvertitosi con successo in icona glamour per tutte le stagioni – e qui citiamo giusto i più noti. La cosa non dovrebbe sorprendere, perché più volte il cantante ha parlato di Ellington come del suo compositore preferito assieme a George Gershwin e Cole Porter. (Continua a leggere)

Lo dicevamo già da qualche parte altrove: lo scaffale (o il cestone) delle offerte dimenticate da Dio e da Satana è croce e delizia. Soddisfazione sbrodolante quando ci si porta a casa un capolavoro sconosciuto per pochi spiccioli, certo, ma anche residenza stabile di pattume senza possibilità di redenzione (“sucks ass”, direbbero gli amici anglofoni). Per quanto impregnato di un certo fascino perverso, il titolo di cui andiamo a parlare oggi è sicuramente ascrivibile alla seconda delle due categorie: il tipico disco che se si trova nel cut out bin c’è un motivo e non sarebbe una cattiva idea lasciarlo lì.

Con una rapida ricerca sull’amico Google scopro che la PMB, che nel 2006 ha pubblicato questa roba, è un’etichetta argentina specializzata in operazioni del genere, trattamento di cui è stata vittima gente come Madonna (pure pure), Stones (addirittura con due volumi, poveri loro), Ramones (…) e Bob Marley (questo qui lo immagino come IL MALE ASSOLUTO, sulla fiducia). Ora, fermatevi un attimo e provate a immaginare pezzi come ‘It’s So Easy’, ‘Welcome To The Jungle’ e ‘You Could Be Mine’ riletti in un frullato di elettronica da aperitivo con spruzzate jazz e bossa nova tipo compilation di Stéphane Pompougnac (ok, lo ammetto: il fine principale di quest’articolo era poter scrivere “Stéphane Pompougnac”). (Continua a leggere)