FREE FALL JAZZ

Jon Irabagon's Articles

Dall’ultimo ‘Vista Accumulation’ del 2015, Matt Mitchell non ha avuto un attimo di tregua. Ha suonato sui dischi pubblicati recentemente da Dan Weiss (il deludente ‘Sixteen: Drummers Suite’ del 2016), Steve Coleman (l’intrigante ‘Morphogenesis’, uscito quest’anno) e Tim Berne (‘Incidentals’, edito a settembre per ECM), tra gli altri; e solo a marzo pubblicava ‘FØRAGE’, una sua personale – ma prescindibile – rilettura in solo piano di alcune composizioni proprio di Tim Berne, volta ad omaggiare uno dei più importanti ascendenti sulla sua crescita musicale.

A settembre Mitchell è tornato quindi con il suo terzo effettivo full-length da leader, come al solito edito dalla Pi, intitolato ‘A Pouting Grimace’. Distanziandosi dalle formazioni ridotte dei suoi lavori precedenti, Mitchell questa volta si circonda di alcuni dei più dotati musicisti della scena avant-jazz americana contemporanea – dai classici collaboratori Dan Weiss e Ches Smith a Sara Schoenbeck, Jon Irabagon e Anna Webber, scomodando anche Tyshawn Sorey (cui è affidato il prestigioso ruolo di direttore del complesso) –, organizzandoli in complessi dall’estensione variabile tra i cinque e i tredici elementi. (Continua a leggere)

A illuminare ulteriormente la fine del 2016 ci pensa pure la sempre attiva Mary Halvorson, stavolta col suo ottetto. ‘Away With You’ esce su Firehose 12 il prossimo 28 ottobre. (Continua a leggere)

R-6658526-1434839635-2714.jpegEcco un disco che sembra fatto apposta per innescare discussioni, se non delle vere e proprie polemiche, tra gli appassionati. Ho avuto modo di ascoltarlo solo recentemente, ma è un disco già inciso due anni fa ed era già il settimo prodotto in studio da un quartetto (con la necessaria aggiunta nell’occasione di Ron Stabinsky al piano) di giovani jazzisti internazionalmente già affermati e noti ai più, come in particolare il trombettista Peter Evans e il sassofonista Jon Irabagon, sotto l’eccentrica sigla Mostly Other People Do The Killing (MOPDTK). Il motivo del contendere è concentrato nel fatto che Blue è una riproduzione fedele, nota per nota, battuta dopo battuta, del capolavoro di Miles Davis Kind of Blue, probabilmente il più famoso album di jazz di tutti i tempi. (Continua a leggere)

Una breve panoramica sulla carriera di Barry Altschul l’abbiamo offerta in un recente articolo su Sam Rivers, ma non è mai troppo tardi per render cronaca del suo recente ritorno da leader, risalente ormai a qualche mese fa, che ci ha regalato una delle uscite migliori dell’anno. A tener compagnia al batterista troviamo due amici dalla presenza fin troppo  ingombrante per limitarsi al ruolo di comprimari: il bassista Joe Fonda, che sia con l’archetto che col pizzicato si cala alla perfezione nei panni di Dave Holland, e il tenorista Jon Irabagon dei divertentissimi Mostly Other People Do The Killing, che in questa sede, oltre a portare in dote il suo tipico approccio senza fronzoli e ricco d’humour, sfoggia una versatilità altrove emersa solo a tratti.

Parlando di questo disco Altschul ha usato l’espressione “from ragtime to no time” (Continua a leggere)