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James Carter's Articles

Sabato 06 febbraio sarà il funky groove ad alto carico energetico del James Carter Organ Trio ad inebriare il pubblico del Jazz Club Ferrara con un concerto che affonda le radici nel soul jazz degli anni ’60. A fianco del leader, che da sempre si contraddistingue per la straordinaria tecnica applicata ad ogni genere di strumento a fiato, troviamo Gerard Gibbs all’organo e Alex White alla batteria. (Continua a leggere)

No, non sponsorizziamo una rassegna di jazz. Solo che ci siamo messi nei panni di chi, oggi 25 aprile, volesse festeggiare un anniversario importante come quello della Liberazione senza farsi piagare l’udito e l’umore da Modena City Ramblers, 99 Posse e altri lugubri militanti in servizio permanente. (Continua a leggere)

Un repertorio di classici della carriera John Coltrane. Una rilettura che ne metta in luce la continuità reciproca e quanti rimandi vi siano, in essi, al passato del jazz. Una grande carica rhytm’n'blues, genere in cui Coltrane si fece le ossa. In un organ trio. Una performance paurosa per trasporto, energia, esplorazione, attualizzazione e gradevolezza. Un miracolo? Quasi… si parla di James Carter e del suo incredibile organ trio! Già pubblicato da poco dagli amici di Tracce di Jazz, ma repetita iuvant.


Nel 2001 James Carter pubblica l’eccellente ‘Chasing The Gypsy’, album dedicato alla rilettura e riattualizzazione dell’eredità di Django Reinardt e del cosiddetto swing manouche. Il sette ottobre di quest’anno, cioè pochi giorni fa, James Carter ha suonato alla Citè De La Musique di Parigi per un evento intitolato ‘Tribute To Django’: oltre ai fidatissimi Gerald Gibbs (piano) e Leonard King (batteria), troviamo pure il contrabbassista Ralph Armstrong e i chitarristi Evan Perry (già avvezzo alla divulgazione della musica di Reinhardt) e David Reinhardt, nipote di Django. Lo splendido esito della serata può essere ascoltato qui. E grazie a Mi Piace Il Jazz, da cui replichiamo la notizia e sostanzialmente il post: certe cose è meglio diffonderle il più possibile! Da notare che, ad un certo punto, Carter fa quello che avrei sempre voluto sentire: cita ‘Yakety Sax’. Campioni si nasce.


YouTube è prodigo di tesori, basta mettersi lì a cercare. Il tesoro di oggi però è stato scoperto nel migliore dei modi, cioè per caso, fra i related di un altro video di James Carter – già, dimenticavo, perché si parla di lui, e quindi si parte dal livello stellare. Questa esibizione tedesca risale, come avrete già letto, al 2004 e vede il fantastico organ trio di James Carter suonare per quasi due ore, più precisamente per 1:55:23. Non potevamo aspettare fino a domenica. Per Carter valgono le parole che i Motörhead hanno cantato per Triple H: “Bow down to the king!”



Se esistesse un videogioco sul sassofono, James Carter sarebbe probabilmente il boss dell’ultimo livello. Sorta di Illinois Jacquet filtrato da Rashaan Roland Kirk, questo musicista controverso e sui generis è uno dei grandi irregolari del jazz odierno, tanto eclettico quanto di fatto inclassificabile. Il suo attaccamento alle radici blues, gospel, soul e rhythm’n'blues è fortissimo, e pervade in un modo o nell’altro tutta la sua opera, tesa a omaggiare, rielaborare e rinvigorire il grande continuum della musica nera mettendone in scena, di volta in volta, un particolare aspetto – tutti gli altri ne diventano subordinati ma sono sempre presenti, in una prassi della convivenza di svariate epoche jazzistiche solo apparentemente postmoderna. Carter ama infatti la citazione, il grottesco e l’ironia, ma non il distacco e la manipolazione cinica. Quest’anno sono usciti ben due album, stilisticamente e concettualmente agli antipodi, che ribadiscono ancora una volta lo sconfinato talento di questo geniale, sorridente gigante.

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