FREE FALL JAZZ

Gonzalo Rubalcaba's Articles

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La molteplicità dei concerti previsti nelle diverse sedi sparse per la città, mi ha reso impossibile quest’anno l’ascolto esaustivo delle varie esibizioni, rendendo difficile poter fare un realistico consuntivo di questa 40a edizione del Bergamo Jazz Festival, chiuso domenica sera al Teatro Creberg (posto in periferia della città, di rimpiazzo all’usuale Teatro Donizetti in centro città, attualmente in restauro) con il concerto dei quattro direttori alternatisi dal 2006 alla guida artistica della manifestazione. In questo senso, ho dovuto operare un’inevitabile selezione, con una scelta a priori alla fine caduta su complessivi otto concerti. (Continua a leggere)

logo-bergamo-jazz-56d6b21f485d9Molto sinteticamente: Il programma di quest’anno celebra il 40° anniversario dalla fondazione (1969-2018) con un programma esteso e sufficientemente vario che punta ad ottenere un adeguato riscontro di pubblico, specie per quel che riguarda i concerti al Teatro Creberg (sede principale temporanea del Festival a causa dei lavori di ristrutturazione previsti per l’usuale Teatro Donizetti) dalla capienza superiore di circa 1500 posti. Meno spazio sono state date perciò quest’anno alle sperimentazioni e a rappresentanti delle avanguardie storiche.

La mia personale impressione (da verificare alla fine) è che i concerti musicalmente più interessanti siano quelli dislocati negli altri punti della città, precisando che nomi importanti della scena jazz contemporanea come Logan Richardson, Jeremy Pelt e Zach Brock avrebbero sicuramente meritato (almeno sul piano qualitativo) un posto nelle serate clou previste nella sede centrale, ma è evidente che il criterio seguito di selezione è stato differente. (Continua a leggere)

Yosvany Terry, sassofonista, è uno dei tanti espatriati cubani che si sono rilocati a New York per perseguire la carriera musicale – nel jazz, poi, che vanta una lunga e fruttuosa corrispondenza con la musica antillana e caraibica. E in effetti il gruppo di Yosvany Terry si dedica ad un post-bop evoluto e avvincente intriso di sonorità e ritmi cubani, come ci si può aspettare, ma allo stesso tempo ben lontano da triti esotismi da cartolina o sentimentalismo caramellato con la scusa della saudaaaaaanji e dell’alma latina (chi avesse sentito ‘Alma Adentro’ del comunque bravo Miguel Zenon sa cosa intendo). ‘Today’s Opinion’ vede confluire il gusto per la composizione complessa e strutturata di Woody Shaw con le sovrapposizioni metriche tribal/funk di Steve Coleman, principale influenza sul sax del leader assieme a Charlie Parker. La batteria del bravissimo Obed Calvaire e le percussioni di Pedro Martinez, assieme ad un bel pianoforte agile e percussivo (sullo stile del primo, e migliore, Chick Corea), danno vita ad una serie di potenti groove, robustissime basi per le evoluzioni mozzafiato di una frontline ben affiatata; oltre al leader troviamo infatti la tromba-rivelazione di Michael Rodriguez. (Continua a leggere)