Molto sinteticamente: Il programma di quest’anno celebra il 40° anniversario dalla fondazione (1969-2018) con un programma esteso e sufficientemente vario che punta ad ottenere un adeguato riscontro di pubblico, specie per quel che riguarda i concerti al Teatro Creberg (sede principale temporanea del Festival a causa dei lavori di ristrutturazione previsti per l’usuale Teatro Donizetti) dalla capienza superiore di circa 1500 posti. Meno spazio sono state date perciò quest’anno alle sperimentazioni e a rappresentanti delle avanguardie storiche.
La mia personale impressione (da verificare alla fine) è che i concerti musicalmente più interessanti siano quelli dislocati negli altri punti della città , precisando che nomi importanti della scena jazz contemporanea come Logan Richardson, Jeremy Pelt e Zach Brock avrebbero sicuramente meritato (almeno sul piano qualitativo) un posto nelle serate clou previste nella sede centrale, ma è evidente che il criterio seguito di selezione è stato differente. (Continua a leggere)
Yosvany Terry, sassofonista, è uno dei tanti espatriati cubani che si sono rilocati a New York per perseguire la carriera musicale – nel jazz, poi, che vanta una lunga e fruttuosa corrispondenza con la musica antillana e caraibica. E in effetti il gruppo di Yosvany Terry si dedica ad un post-bop evoluto e avvincente intriso di sonorità e ritmi cubani, come ci si può aspettare, ma allo stesso tempo ben lontano da triti esotismi da cartolina o sentimentalismo caramellato con la scusa della saudaaaaaanji e dell’alma latina (chi avesse sentito ‘Alma Adentro’ del comunque bravo Miguel Zenon sa cosa intendo). ‘Today’s Opinion’ vede confluire il gusto per la composizione complessa e strutturata di Woody Shaw con le sovrapposizioni metriche tribal/funk di Steve Coleman, principale influenza sul sax del leader assieme a Charlie Parker. La batteria del bravissimo Obed Calvaire e le percussioni di Pedro Martinez, assieme ad un bel pianoforte agile e percussivo (sullo stile del primo, e migliore, Chick Corea), danno vita ad una serie di potenti groove, robustissime basi per le evoluzioni mozzafiato di una frontline ben affiatata; oltre al leader troviamo infatti la tromba-rivelazione di Michael Rodriguez. (Continua a leggere)