I tre “zii”, sono musicisti che da anni portano avanti un discorso sulla musica improvvisata, non solo di derivazione jazzistica, con l’aiuto dell’etichetta Setola Di Maiale, che “… è un network ed etichetta radicale che coinvolge musicisti indipendenti — per la maggior parte improvvisatori — lontani dalle regole del mercato musicale, più o meno ufficiale.  Lo scopo principale è cercare di colmare un’esigenza molto diffusa nella comunità dei musicisti sperimentali, cioè quella di dare corpo e continuità alle musiche creative prodotte eminentemente nel nostro paese, autoproducendo lavori che per mancanza di opportunità discografiche, o per limitate disponibilità economiche degli stessi artisti, andrebbero perduti”. In altre parole, lo scopo dell’etichetta è quello di mantenere una documentazione della ricerca e dello sviluppo della musica improvvisata italiana. Come facile da intuire, la  proposta nel catalogo non è da ampie platee, ma negli anni ha conquistato una buona fetta di estimatori, soprattutto all’estero, dove l’apertura verso le “altre musiche” è sempre stata maggiore. (Continua a leggere)
Tra nuove registrazioni e ripescaggio di vecchi live, continua incessantemente la produzione del bel catalogo della RUDI Records. Questo disco, con un quintetto senza batteria alla testa del flautista friulano Massimo de Mattia, scorre facilmente, nonostante la musica non sia sempre di facile ascolto. È una proposta che risente dell’indirizzo preso da De Mattia verso la musica improvvisata, ma riesce anche a trasmettere un lirismo notevole, come nel caso della breve ma intensa “Full Blue”. In “Black Novel” il retaggio del free è molto presente: il contrabbasso diventa il perno dove si sviluppa il brano, con gli altri strumenti liberi di improvvisare. Anche qui non mancano passaggi molto lirici, intrecciati da flauto e chitarra. Il brano dove maggiormente si risente dell’eredità free jazz è il successivo “Seppuku/Mishima”, un’improvvisazione collettiva nella quale prima De Mattia e poi Turchet al contrabbasso con l’arco creano la tensione che finisce scemando per chiudere il pezzo. Nonostante i brani siano firmati da tutti e cinque, sembra che si tratti non solo di composizioni istantanee, ma anche di scrittura, come nel caso dell’ultima “Toutured Flowers”, dove, partendo da una cellula, vengono aggiunti suoni e colori in maniera direi ciclica e  ogni musicista apporta il suo contributo, raggiungendo il climax solo con la chiusura. (Continua a leggere)