FREE FALL JAZZ

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Marc Rossi oggi insegna al Berklee. I più attenti forse lo conosceranno per le sue incisioni da leader col Marc Rossi Group o per i sei anni di militanza come pianista della Living Time Orchestra di George Russell verso la fine degli ’80. Non molti sanno però che sulle spalle ha un peccato bello grosso da farsi perdonare. Nei primi anni ’80, durante i suoi studi al conservatorio del New England, fu infatti lui a passare una cassetta dei Weather Report a uno dei suoi insegnanti: Jimmy Giuffre.

Giuffre, dopo il fallimento commerciale del fenomenale trio con Steve Swallow e Paul Bley, aveva mantenuto un profilo piuttosto basso nei ’60 e nei ’70, pubblicando una manciata di dischi, ma dedicandosi soprattutto all’attività di insegnamento. Galeotta fu quella cassetta dei Weather Report: l’autore di ‘Free Fall’ si sentì stimolato al punto da mettere insieme un gruppo per elaborare la sua visione di quella musica. In particolare, ad attirare la sua attenzione era il ruolo del basso elettrico (in sostituzione del “vecchio” contrabbasso), presto affidato al giovane Bob Nieske, anch’egli studente del New England Conservatory; lo stesso Rossi si occupava inizialmente di piano e tastiere prima di essere sostituito da Pete Levin, con il percussionista Randy Kaye a completare il quadrilatero. Il sodalizio fruttò tre dischi per l’italiana Soul Note, attentissima nonostante il nome di Giuffre in quegli anni fosse tutt’altro che “di tendenza”. (Continua a leggere)

Altro disco molto interessante uscito negli ultimi mesi è ‘The Story This Time’, debutto di Jason Stein con il suo quartetto dopo un’intensa gavetta in vari progetti del sottobosco jazz di Chicago. Più volte ho sentito in giro paragoni con Rob Mazurek, suggestione dovuta forse più alla provenienza comune che altro (per quanto Stein sia in realtà originario di Long Island): alcuni punti di contatto tra gli stili dei due ci sono senza dubbio, ma l’equazione di Stein tende a un jazz meno ostinato nella ricerca della sperimentazione. Lo strumento suonato dal nostro, il clarinetto basso, rimanda ovviamente a Eric Dolphy, ed è proprio ‘Out To Lunch’ il disco a cui fare riferimento come punto di partenza, con un occhio anche all’Ornette Coleman degli esordi, nello specifico le sue cose meno radicali (ma non solo, a ben vedere). In effetti, ‘The Story This Time’ procede su due direzioni ben distinte, che però preferiscono lambirsi e intrecciarsi piuttosto che restare parallele, in un avvincente botta e risposta tra avanguardie e robusto post bop, di quello più straight ahead che fila come un treno. (Continua a leggere)