Cinquanta pubblicazioni completamente autofinanziate non sono un traguardo da nulla, soprattutto in tempi in cui il declino della discografia è comune argomento di discussione. Figuriamoci poi se siamo in crisi da quattro anni buoni. Eppure il collettivo-casa discografica El Gallo Rojo ce l’ha fatta, e ha deciso di festeggiare nel miglior modo possibile: un bel jazz party con tutti e quattordici i Gallos riuniti insieme! In realtà l’organico completo viene impiegato in soli due brani, mentre per il resto lo troviamo raggruppato in varie formazioni più piccole, dal piano solo fino all’ottetto, secondo configurazioni inusuali e una scrittura sempre stimolante. Considerando che ogni brano è stato composto da un musicista diverso e la natura eterogenea della proposta, ci si potrebbe chiedere se ‘El Dia De Los Muertos’ riesca a cogliere nel suo complesso l’identità del collettivo. Dopo qualche ascolto la risposta è positiva, perché se è vero che in apparenza non c’è molto di simile fra i brani di quest’ora e mezza di musica, è anche vero che emerge chiaro e tondo lo spirito del Gallo: avventuroso, spinto dalla ricerca, senza vuote astruserie e con un surreale senso dell’umorismo che attraversa in fondo pure i momenti ostici, che pure non mancano. (Continua a leggere)
Dopo la recensione dell’ottimo ‘Ohmlaut’ è tempo di intervistarne l’autore, il sassofonista a tratti rocker molto probabilmente videogiocatore e di sicuro casinista Piero Bittolo Bon. Fra le tante domande, gli risparmiamo quella sul nome della sua band, Jümp The Shark: è un termine che indica il declino di una serie tv, nato durante gli ultimi rantoli di ‘Happy Days’ quando Fonzie fa sci d’acqua e salta uno squalo. Scaramanzia? Passione per le serie tv americane? Un misto di entrambi, più probabilmente. La cosa più importante è piantarla con questa introduzione e lasciar parlare Piero, uno degli esponenti più interessanti di quel jazz nostrano lontano da enoteche, agriturismi e degustazioni.
Partiamo dalla presentazione di rito. Chi sei e come lo sei diventato?
Ehilà . Sono principalmente un sassofonista di jazz, o di quel che ne è rimasto. Lo sono diventato più che altro a causa della mia atavica pigrizia e della mio abbastanza disastroso cursus studiorum. Diciamo che ad un certo punto ho capito che procura molti meno danni alla società essere un musicista mediocre piuttosto che un pessimo architetto.
Cosa ti ha folgorato spingendoti sulla via del jazz?
La spinta principale me la diede mia mamma, comprandomi il mio primo sassofono a 14 anni (strumento che scelsi piuttosto casualmente), col quale cominciai a suonare nei gruppi del liceo. Non ero del tutto convinto del mio ruolo devo dire, anche perchè il repertorio di quei gruppi spaziava tra i Cure e gli U2… L’ascolto di alcune audiocassette giratemi dall’allora ragazzo della mia sorella maggiore, che suonava il sassofono pure lui (grazie Fabio!) mi diede il primo imprinting jazzistico: ‘Kind Of Blue’, Chet Baker e soprattuto delle straordinarie incisioni di Massimo Urbani che mi facevano letteralmente girare la testa. (Continua a leggere)
Se bazzicate certo underground jazz di casa nostra, El Gallo Rojo sarà un nome a voi ben familiare. Etichetta indipendente, ma anche collettivo di musicisti (ben 15, dal contrabbassista Danilo Gallo al sassofonista Piero Bittolo Bon), titolare di un ricco catalogo di incisioni che non si ferma ai soli nomi coinvolti direttamente nel progetto (l’ultima uscita è per esempio ‘Traditions And Clusters’, nuovo lavoro di Franco D’Andrea).
Spulciando tra le uscite, è possibile notare come il numero di catalogo #50 sia stato saltato a piè pari: non è un errore. Per celebrare questo primo traguardo, El Gallo Rojo ha infatti pensato a una release particolare: un disco di musica inedita composto e suonato da tutti e 15 i membri del collettivo. Fare un disco riunendo 15 teste, molte delle quali provenienti da città differenti, però non è facile e comporta ulteriori spese rispetto a quelle normalmente preventivabili per la produzione di un album. L’iniziativa è questa: coprire i costi di produzione vendendo “delle quote” (al prezzo di 15 euro) a chi può e vuole sostenere l’iniziativa. Oltre a ringraziamenti e pacche sulle spalle, i sottoscrittori riceveranno una bella copia del prodotto finito, e, conoscendo le esperienze dei nomi coinvolti, si tratterà certamente di buona musica.
Per partecipare, o semplicemente per maggiori informazioni, è possibile visitare questo link, che riporta anche il conto delle sottoscrizioni acquistate fino a questo momento.