FREE FALL JAZZ

Cyrus Chestnut's Articles

La grande storia del jazz a braccetto con le più innovative tendenze sonore: l’edizione 2017 del Bologna Jazz Festival, che si terrà dal 26 ottobre al 19 novembre, parlerà sia agli appassionati della tradizione e delle sue grandi star che al pubblico più giovane e curioso di vedere la musica improvvisata alle prese con i suoni della nostra contemporaneità, dall’elettronica all’hip hop. (Continua a leggere)

La location del Tempio Di Nettuno, in mezzo ai resti d’epoca romana, è suggestiva e sarebbe stata una cornice magnifica per il concerto di Cyrus Chestnut e i suoi. Dico sarebbe, perchè un acquazzone mattutino ha spinto gli organizzatori a optare per la prudenza e spostare in fretta e furia l’esibizione in un piccolo gazebo presente nel parco stesso. Ma va bene anche così: ci siamo goduti dell’ottimo jazz a distanza estremamente ravvicinata.

Di Chestnut abbiamo già parlato in precedenza su queste pagine: si tratta di uno dei pianisti più solidi del panorama mainstream americano, con una proprietà di linguaggio che attraversa decenni di jazz fino a toccare radici intrise di blues e di gospel. Il trio è completato da una sezione ritmica dal pedigree impressionante: Buster Williams al basso, Lenny White alla batteria. La stessa formazione, dunque, autrice del recente ‘Natural Essence’. Proprio quest’ultimo costituisce il fulcro della scaletta, anche se stasera i nostri sembrano avere una marcia in più rispetto al (pur buon) disco. In particolare, a giovarsene è la ‘Mamacita’ che fu di Joe Henderson, ora davvero travolgente, ma anche i momenti più calmi,  come la “notturna” ‘Faith Amongst The Unknown’, risultano altrettanto incisivi. (Continua a leggere)

In questa coinvolgente versione di ‘Solace’ vediamo il grande (in tutti i sensi) Cyrus Chestnut alla guida di un sestetto di allievi eccellenti della Berklee School Of Music. Post-bop evoluto e cangiante, e così sia!


Che la Criss Cross sia un’etichetta particolarmente amata da queste parti lo avrete intuito, visto che ne abbiamo a più riprese elogiato le emissioni. No, non sono nostri amici, né ci hanno promesso mari e monti in cambio del nostro illustre parere da uomini Del Monte: molto più semplicemente, l’etichetta olandese è portabandiera di gran parte del miglior post bop (ma non solo) ascoltato negli ultimi anni. Merito anche del fiuto del patron Gerry Teekens, che, pur in tempi di magra, non si tira indietro quando si tratta di dare un’opportunità a talentuosi virgulti.

Tim Warfield, nello specifico, non è proprio di primo pelo: per la Criss Cross ha esordito nel lontano ’95 e con ‘Eye Of The Beholder’ giunge al suo settimo album in proprio. Attorno a lui troviamo un altro habitué di casa Criss Cross come il pianista Cyrus Chestnut e la tromba dai tratti hubbardiani di Nicholas Payton (di recente ascoltato anche sull’ottimo ‘Unanimous’ di Ulisses Owens Jr.), con la sezione ritmica di Rodney Whitaker (basso) e Clarence Penn (batteria) a chiudere il cerchio. Chi già apprezza Warfield può anche chiudere qui, aggiungere un’altra tacca al filotto e comprare a scatola chiusa; per chi invece è a digiuno, si tratta di un bel modo per cominciare a fare conoscenza. (Continua a leggere)

Nell’arco di una carriera lunga ormai vent’anni, Cyrus Chestnut si è esibito quasi sempre in trio o da solo, quindi fa una certa sorpresa vederlo alla guida di un quartetto per il suo primo lavoro su WJ3. Quello che non stupisce affatto, invece, è l’altissimo livello raggiunto dal pianista del Maryland, uno dei più acuti riesaminatori del mainstream: come per i coetanei Eric Reed e Marcus Roberts (o lo scomparso Kenny Kirkland), il discorso di Cyrus Chestnut rilegge il canone afroamericano portandovi nuova linfa, nel segno di una tradizione orale che deve proseguire e perpetuarsi. Chestnut, con una profonda ed  enciclopedica conoscenza del pianoforte jazz di scuola nera e delle sue radici popolari fatte di blues, soul, stride e gospel, è uno degli uomini più titolati per questo compito, come ormai ha ampiamente dimostrato. Peccato non abbia raggiunto una maggiore popolarità (almeno qui da noi), visto pure il livello di questo nuovo e bellissimo album che lo vede affiancato dai fidati Dezron Douglas (contrabbasso) e Willie Jones III (batteria), cui si aggiunge il magnifico sax di Stacy Dillard, dal sound corposo e rilassato, figlio di Hank Mobley e perfetto per le concezione musicale del leader. (Continua a leggere)