FREE FALL JAZZ

Count Basie's Articles

Un po’ di Basie non si rifiuta mai, figuriamoci quarantacinque minuti al calor bianco e registrati benissimo. Il filmano che vi presentiamo risale al 1965, quindi alla seconda vita dell’orchestra, con brani e arrangiamenti (fra gli altri) di Quincy Jones, Neil Hefti, Eric Dixon, Frank Foster e Billy Byers. Peccato solo che audio e video siano lievemente fuori sincrono…


John Hammond e George Avakian sono due produttori che hanno fatto la storia della musica moderna, con la loro lungimiranza e il loro innegabile talento produttivo e affaristico. Fra i loro meriti indiscussi rientra pure l’attenzione per quei musicisti che rischiavano di essere messi da parte nella temperie degli anni ’50 e successivi, con l’arrivo di bebop, hard bop, post-bop, free etc etc. Hammond e Avakian si preoccuparono di far incidere a lungo le vecchie querce della swing era, peraltro ancora in forma smagliante. In tal senso risplendono queste jam session di Buck Clayton, fra le prime a potersi avvalere della lunga durata permessa dai 33 giri. A Clayton, storica tromba dell’orchestra di Count Basie, viene data piena libertà sulla scelta del materiale e dei musicisti; (Continua a leggere)

So che un critico, forse il mitico Arrigo Polillo, definì una volta i musicisti della vecchia guarda e della swing era “la riserva aurea del jazz”. In effetti, spesso e volentieri bastava metterli assieme in lunghe jam session per ritrovarsi fra le mani dell’ottima musica. Norman Granz, storico impresario, queste cose doveva saperle bene quando fondò la Pablo Records, un’etichetta con cui dare ancora spazio ai vecchi leoni nei problematici anni ’70. Fra le prime uscite per Pablo troviamo ‘Basie Jam’ del ’73, una sessione di blues guidata dal vecchio Basie, che certo non ha alcun bisogno di presentazioni.

Non si tratta di un album con l’orchestra al completo: radunato un ottetto di swinger e bopper come Zoot Sims, Lockjaw Davis, Louis Bellson, Harry Edison, Ray Brown, JJ Johnson e Irving Ashby, Basie lo guida attraverso cinque lunghi blues. Si parte subito in quinta, dopo una breve intro di piano, con la veloce ‘Doubling Blues’, ci si rilassa con lo swingante tempo medio di ‘Hanging Out’, si riprende volentieri quota con ‘One Nighter’ e ‘Freeport Blues’. La materia di ‘Basie Jam’ è dunque la pietra angolare del jazz stesso, e qui dentro risplende di tutta la bellezza del suono più classico che ci sia, grazie alla batteria potente e sottile di Bellson, al basso legnoso di Ray Brown, ai tenori grassi e voluminosi di Davis e Sims (qui più ‘hot’ del suo solito), alla chitarra graffiante di Ashby, al meraviglioso trombone rotondo di Johnson e, ovviamente, al grande capo, che si sdoppia fra piano e organo. (Continua a leggere)