FREE FALL JAZZ

ci vorrebbe un monumento in ogni piazza's Articles


Se esistesse un videogioco sul sassofono, James Carter sarebbe probabilmente il boss dell’ultimo livello. Sorta di Illinois Jacquet filtrato da Rashaan Roland Kirk, questo musicista controverso e sui generis è uno dei grandi irregolari del jazz odierno, tanto eclettico quanto di fatto inclassificabile. Il suo attaccamento alle radici blues, gospel, soul e rhythm’n'blues è fortissimo, e pervade in un modo o nell’altro tutta la sua opera, tesa a omaggiare, rielaborare e rinvigorire il grande continuum della musica nera mettendone in scena, di volta in volta, un particolare aspetto – tutti gli altri ne diventano subordinati ma sono sempre presenti, in una prassi della convivenza di svariate epoche jazzistiche solo apparentemente postmoderna. Carter ama infatti la citazione, il grottesco e l’ironia, ma non il distacco e la manipolazione cinica. Quest’anno sono usciti ben due album, stilisticamente e concettualmente agli antipodi, che ribadiscono ancora una volta lo sconfinato talento di questo geniale, sorridente gigante.

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Il nome di Benny Golson viene spesso, e giustamente, associato a determinati sodalizi (con Art Blakey nel memorabile ‘Moanin”, con Art Farmer nel Jazztet) e alla sua originalità di compositore/arrangiatore per piccoli e medi organici (lavoro svolto per Dizzy Gillespie e per vari classici album di casa Blue Note). Se ne parla molto meno quando l’argomento sono grandi sassofonisti e grandi album. Ed è un vero peccato perché Golson, a proprio nome, può vantare una discografia ricchissima e con un rapporto qualità/quantità davvero positivo.

‘Groovin’ With Golson’ è uno dei molti dischi incisi da Benny a cavallo fra gli anni ’50 e ’60. Come i coevi ‘Gettin’ With It’ e ‘Gone With Golson’, schiera una frontline piuttosto inusuale fatta di tenore e trombone, affidato alle esperte mani del fido Curtis Fuller. Sonorità calde e incentrate toni sui medi, arrangiamenti dall’intrigante effetto orchestrale, e ampi spazi per i solisti sono il punto di partenza per una magnifica sessione hard bop a tutto blues – ovvero una delle due o tre cose migliori del mondo. (Continua a leggere)