FREE FALL JAZZ

La figura di Duke Pearson è un’altra di quelle che ancora attendono la giusta rivalutazione critica. Pianista hard bop ineccepibile, dallo stile elegante ed essenziale figlio di Hank Jones e Teddy Wilson, ebbe anche un ruolo di eminenza grigia dietro a tanto jazz degli anni ’60, visto il suo incarico di a&r, produttore e orchestratore presso la Blue Note. Queste grandi qualità naturalmente si facevano sentire pure nei suoi dischi, in particolare quelli con formazioni allargate che gli permettevano di mettere in mostra il suo talento per la composizione e l’arrangiamento. ‘The Prairie Dog’ uscì su Atlantic, graziato da una magnifica copertina western che in realtà non si riflette granché nell’album, a parte il brano omonimo: se i “prairie dog” sono roditori simili a marmotte che abitano le praterie del nordamerdica, la title track è una fanfara blues indolente cui gli strumenti (contralto, tenore, chitarra) danno un appropriato colore country. Il resto del disco si allontana da questo stile e dimostra comunque la grande versatilità e inventiva di Pearson. ‘The Fakir’ unisce walzer e orientalismo (il flauto del sempre bravissimo James Spaulding), evocando contemporaneamente ‘Take Five’ e ‘My Favorite Things’ in versione più leggera. ‘Soulin” è un animato soul jazz à la Lee Morgan, mentre nei raccolti, intimi lenti ‘Hush-A-Bye’ (alla celesta) e ‘Angel Eyes’ sentiamo il solo leader in suggestivo dialogo con il contrabbasso di Bob Cranshaw.

‘Prairie Dog’ è solo uno dei molti ottimi dischi pubblicati da Duke Pearson e una perfetta vetrina per le sue capacità di musicista a tutto tondo. Perfetto per iniziare a conoscerlo.
(Negrodeath)

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