FREE FALL JAZZ

Archiviato in via definitiva l’eccellente trio con Gregg August e Rudy Royston, JD Allen prosegue la sua avventura in quartetto dopo il già ottimo ‘Grace‘. Ad accompagnarlo, una sezione ritmica deluxe con Orrin Evans (piano), Alexander Claffy (basso) e Jonathan Barber (batteria, già sul precedente lp). Come specificato nelle note, Allen ha cercato fonti di ispirazione nuove da sviluppare in sinergia col gruppo: nello specifico, le concezioni armoniche di Olivier Messiaen e Arnold Schoenberg, essenziali per determinare i terreni di caccia di piano e contrabbasso. Tuttavia sempre di jazz parliamo, ed infatti il risultato finale è ben lontano da vetusti accademismi. Infatti armonie non funzionali e moti retrogradi costituiscono un punto di partenza, un linea guida da seguire per sviluppare poi del jazz moderno e fresco. Il sax quindi si lascia ispirare dall’atmosfera suggerita dalle note ambigue e sospese del piano in una serie di brevi brani che, a tratti, fanno pensare pure ai mondi sonori ombrosi e astratti di Wayne Shorter e Andrew Hill. Nelle iniziali ‘Jack’s Glass’ e ‘BLOOM’ Allen varia progressivamente il tema aggiungendo note ad ogni ripetizione, in una serie di cupe frasi stese sugli accordi statici del piano. Standard come ‘Stardust’ (in una meravigliosa versione per solo sax) e ‘If You Could See Me Now’ (trio senza piano) flirtano con la morbidezza di suono associata alla ballad, ma allo stesso tempo sono fresche e a loro modo stranianti. Gran finale con lo stupendo gospel ‘Pater Noster’, sostenuto dall’impressionante rullata di Barber che accompagna tutto il brano in un crescendo inarrestabile, e con il tagliente, ritmatissimo blues ‘Car-Car (The Blues)’.

JD Allen firma l’ennesimo grande album e, polemica finale, mostra a tutti quanto il jazz-jazz sia un linguaggio ancora vitale e creativo. Consigliato a tutti, senza distinzioni.
(Negrodeath)

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