FREE FALL JAZZ

Dopo un album eclettico come ‘Moments’, uscito in sordina nel 2010, il giovane sassofonista James Brandon Lewis inaugura il suo contratto con la rinata Okeh (avete letto bene) con ‘Divine Travels’, un nuovo lp nel classico formato sax-basso-batteria. Gli esempi illustri in tal caso si sprecano, e certo confrontarsi coi nomi di Sonny Rollins, Joe Henderson, Branford Marsalis o Joe Lovano, per esempio, non è la cosa più facile del mondo. Tuttavia James può contare su una sezione ritmica strepitosa formata da due suoi mentori, ovvero William Parker (contrabbasso) e Gerald Cleaver (batteria); affermare che a questo punto il disco si fa da solo è ingeneroso e scorretto, ma allo stesso tempo la chimica speciale fra i tre si sente. Lewis affronta un programma di brani originali dalla forte impronta spirituale, tinta di gospel e blues, con un inevitabile punto di riferimento nel John Coltrane della prima metà anni ’60, per l’interpretazione intensa e solenne, mentre lo sviluppo motivico delle improvvisazioni è molto à la Rollins, con frasi scomposte, riprese, sviluppate e riconnesse in grande scioltezza. Il sax volteggia sui suoni potenti e cavernosi della sezione ritmica, che non è mai esplosiva come forse ci si aspetterebbe: piuttosto, anzi, è sempre ben controllata e con grande disciplina corre di fianco al sassofonista, in perfetto equilibrio, senza neppure preoccuparsi di dare un groove esplicito.L’intera sessione procede con placida forza, un approccio che valorizza su tutto i suoni scuri di sax e contrabbasso. Due brani, ‘The Preacher’s Baptist Beat’ e ‘Organized Minorities’ vedono ospite il poeta Thomas Sayers Ellis, che recita i suoi versi intrecciando il proprio “flow” con la pulsazione del trio, mentre il pezzo più orecchiabile è certamente ‘Wading Child in The Motherless Water’ che scompone e ricompone in maniera sorprendente i classici gospel ‘Wade In The Water’ e ‘Sometims I Feel Like A Motherless Child’.

Disco davvero buono, quindi, e mossa piuttosto coraggiosa da parte della Sony, che resuscita la Okeh come divisione jazz: avrebbe potuto prendere qualche grande nome da risonanza garantita, e invece ha preferito investire su un giovane.
(Negrodeath)

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