FREE FALL JAZZ

Il nome di Benny Golson viene spesso, e giustamente, associato a determinati sodalizi (con Art Blakey nel memorabile ‘Moanin”, con Art Farmer nel Jazztet) e alla sua originalità di compositore/arrangiatore per piccoli e medi organici (lavoro svolto per Dizzy Gillespie e per vari classici album di casa Blue Note). Se ne parla molto meno quando l’argomento sono grandi sassofonisti e grandi album. Ed è un vero peccato perché Golson, a proprio nome, può vantare una discografia ricchissima e con un rapporto qualità/quantità davvero positivo.

‘Groovin’ With Golson’ è uno dei molti dischi incisi da Benny a cavallo fra gli anni ’50 e ’60. Come i coevi ‘Gettin’ With It’ e ‘Gone With Golson’, schiera una frontline piuttosto inusuale fatta di tenore e trombone, affidato alle esperte mani del fido Curtis Fuller. Sonorità calde e incentrate toni sui medi, arrangiamenti dall’intrigante effetto orchestrale, e ampi spazi per i solisti sono il punto di partenza per una magnifica sessione hard bop a tutto blues – ovvero una delle due o tre cose migliori del mondo. Tra l’altro proprio in quegli anni il sassofonista stava ampliando l’arsenale tecnico ed espressivo con alcune innovazioni del periodo: la disinvolta fusione del suo classico suono burroso, figlio di Don Byas e Ben Webster, con gli sheets of sound di John Coltrane è un valore aggiunto di questo album. ‘My House Blues’ e ‘The Stroller’ sono fantastici blues swinganti, incalzante il primo, assai veloce il secondo, con lunghi e appaganti assoli di Golson e Fuller ben supportati dal piano del grande Ray Bryant, uno dei più grandi interpreti di questo idioma. ‘Drum Boogie’ spinge e scalcia, e del resto con Art Blakey e Paul Chambers non si può perdere troppo tempo a pettinare le acciughe. La chiusura è affidata a ‘Yesterdays’, un commiato fatto di soul e relax con Benny, Curtis e Ray gran distillatori di blues in pochi efficacissimi tocchi.

L’arte perduta della blowin’ session, così bella ed entusiasmante se i musicisti si conoscono bene e se il leader ha le idee chiare, in pieno Prestige-style, è tutta qui dentro. (Negrodeath)

Comments are closed.