FREE FALL JAZZ

Il fatto che Jonathan Finlayson abbia chiamato la sua band ‘Sicilian Defense’ non significa che il trombettista sia un difensore delle bislacche teorie di Renzo Arbore. Si tratta, semplicemente, del nome di una particolare mossa a scacchi. Messa da parte l’aneddotica, ‘Moments & The Message’ è il primo album da leader di Finalyson, dopo ben tredici anni spesi alla corte di Steve Coleman e varie collaborazioni illustri, come Steve Lehman e Mary Halvorson. Vista la palestra, ci si potrebbe aspettare musica cerebrale e distaccata, ma è vero solo in parte, anzi… quasi per niente. O meglio, le influenze di tutti questi importanti musicisti si sentono, ma Finlayson e i suoi ragazzi riescono a dare una versione più accessibile e diretta del jazz cerebrale, spigoloso e ricco di contrappunti dei mostri sacri citati – potremmo aggiungere alla lista delle ispirazioni pure Tim Berne, Greg Osby e, perché no, pure l’Henry Threadgill più recente. Parlando della musica, bastano già le prime note di ‘Circus’ per farci capire che aria tiri: a tromba, chitarra (Miles Okazaki) e piano (David Virelles) sono affidate linee diverse che si intrecciano e si allontanano a più riprese, volando libere ma sempre disciplinate sopra la solidissima ritmica messa a disposizione da Keith Witty (basso) e Damion Reid (batteria). I ritmi sono potenti, fra funk e hip-hop in stile M-Base, ma con un certa flessibilità in più; non solo, perché le improvvisazioni di Finlayson, così ben articolate e ricche di sfumature, esibiscono una notevolissima sensibilità melodica capace di colpire pure un pubblico meno attento. Il dualismo fra la piacevolezza delle linee di tromba e i complessi ingranaggi che regolano la musica del quintetto costituisce dunque il primo punto di forza di questo gran bel disco. Lo testimoniano, per esempio, ‘Ruy Lopez’, dove lunghe note di tromba e piatti appena sfiorati lasciano spazio ad un suggestivo dialogo Finlayson-Okazaki, ‘Tensegrity’, quasi un flamenco robotico che monta gradualmente, la lunga ‘Fives And Pennies’, centrata su un semplice accordo ripetuto che cambia suono e intensità durante il bellissimo assolo del leader.

Originale, complesso, ma pure divertente, senza alcuna voglia di strafare o impressionare, questo esordio è una delle più belle rivelazioni del 2013.
(Negrodeath)

Comments are closed.