FREE FALL JAZZ

Ho “conosciuto” Jimmy Fontana poco più di un anno fa, forse un anno e mezzo. Abbiamo scambiato qualche riga via mail concordando una possibile intervista. “Considerami a tua completa disposizione”, mi disse, gentilissimo, confermando una passione sentita e sincera.

Non sono in molti a saperlo, ma prima dei ben noti successi nel campo della musica leggera, Jimmy Fontana era cresciuto nella sua Macerata (a Camerino, per la precisione) appassionandosi ai grandi del jazz d’oltreoceano. All’anagrafe si chiamava Enrico Sbriccoli, e proprio ad uno dei suoi idoli, Jimmy Giuffre, si ispirò quando fu il momento di scegliere un nome con cui proporsi al pubblico. In quegli anni pionieristici Jimmy Fontana, contrabbassista autodidatta ancor prima che cantante, diede il suo contributo alla diffusione del jazz nel nostro paese, esibendosi con diverse formazioni anche dopo il suo trasferimento nella capitale, che lo vide passare nelle fila della Roman New Orleans Jazz Band, tra le altre.

Avremmo dovuto rievocare quei giorni, nell’intervista. Io nel frattempo avevo anche iniziato a scrivere un articolo da pubblicare a corredo, incentrato sulle sue incisioni jazz (almeno quelle in mio possesso), ma lui nel frattempo smise di farsi sentire e la paventata chiacchierata non andò mai in porto. Stasera tutti i canali d’informazione parlano della sua scomparsa, annunciandolo come “malato da tempo”: ovviamente non lo sapevo  (notizie trapelate dopo l’iniziale redazione di queste righe smentiscono la lunga malattia. La sostanza però, purtroppo, non cambia). Per un attimo il mondo, almeno il mio, si è fermato davvero, se mi concedete la parafrasi ruffiana e facilona di quel suo grande successo.

Magari su quegli anni jazz ci torneremo: sarà di certo il modo migliore per ricordarlo. Mi piace credere che sia d’accordo anche lui. (Nico Toscani)

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