FREE FALL JAZZ

Vent’anni fa, tra il 23 e il 24 Giugno del 1993, si spegneva a soli 36 anni l’altosassofonista capitolino Massimo Urbani. Nonostante il comprovato talento, in vita aveva raccolto meno del dovuto, e anche nei primi anni successivi alla sua scomparsa sembrava destinato a rimanere culto per pochi eletti. Un prestigioso premio per giovani jazzisti venne istituito in suo nome nel 1996, e fu il primo passo di una progressiva riscoperta della sua figura, spesso mitizzata e accostata con leggerezza a quella di Charlie Parker. Di certo l’influenza di quest’ultimo è stata importantissima per la musica di Urbani, che per giunta, proprio come Parker, se n’è andato giovanissimo dopo qualche eccesso di troppo, ma, tolto ciò, parliamo di altri posti, altre epoche, altro tutto. Ben venga comunque questa sorta di “mitizzazione” se può rivelarsi utile al recupero della musica vera e propria: meglio tardi che mai verrebbe da dire.

Lui magari sarebbe contento dell’impegnativo paragone, chissà. Su una pagina Facebook istituita due anni fa per commemorare il diciottesimo anniversario della sua scomparsa, il batterista Giovanni Lo Cascio lo ricordava così: “Una volta eravamo a casa mia, e dal caminetto - almeno credo –  è entrato un uccello, che dentro la stanza sbatteva da tutte le parti alla ricerca dell’uscita. Massimo a quel punto tira fuori il sax e comincia a suonare verso l’uccello, rincorrendolo in giro per la stanza e gridando tra un fiato e l’altro: ‘È Bird! È Bird! È l’anima di Bird che è venuta per me!”. Non è l’unico aneddoto su Parker narrato in quella pagina: “Lo incontrai per la prima volta nel ’72/’73, ai corsi jazz di Giorgio Gaslini - le parole sono del chitarrista Sandro Oliva - Era un ragazzino, ma già bravissimo, solo a volte un po’ gasato. Ricordo di aver risposto a un’affermazione di Gaslini sull’inconsistenza del rock - a parte Blood Sweat & Tears, disse lui – ricordandogli Zappa, le contaminazioni nel progressive inglese con il free di Keith Tippett ecc. Dalla faccia di Gaslini capii che non aveva la minima idea di cosa stessi parlando. Allora saltò su Massimo, che disse con voce trionfante: ‘L’unico vero rock è Charlie Parker!’”. Sì, l’impegnativo paragone forse gli avrebbe fatto piacere.

In tema di recuperi, una delle iniziative più interessanti è quella proposta dal numero di Giugno di Musica Jazz, che pubblica in allegato la ristampa (con 4 bonus track) di ‘Duets For Yardbird’ (reintitolata ‘Duet Improvisations For Yardbird’), raccolta di standard incisi nel 1987 da Urbani accompagnato dal pianista americano Mike Melillo, ben esemplificativa del suo personale approccio alla materia. Oltre al CD, la rivista propone un lungo dossier che analizza la musica del sassofonista e, soprattutto, prova a mettere un po’ d’ordine nella sua frammentaria discografia.

Altro appuntamento interessante è quello proposto dalla sempre ottima Radio 3, che questa sera alle 21 manderà in onda, in diretta dagli studi di Via Asiago a Roma, ‘Omaggio a Massimo Urbani‘, concerto tributo che vedrà la partecipazione, tra gli altri, degli Animali Urbani, quintetto guidato dal tenorista Maurizio, fratello di Massimo.

In chiusura, ci sembra d’uopo segnalarvi l’ottimo documentario ‘Massimo Urbani Nella Fabbrica Abbandonata’, realizzato da Paolo Colangeli e caricato su YouTube dagli amici di JazzFromItaly: visione raccomandata sia a chi vuole approfondire, sia ai fan di vecchia data. Sempre su JazzFromItaly è disponibile poi un’interessante intervista al pianista Gianni Lenoci, che di Urbani tratteggia un ricordo vivido e toccante. Come toccante è il racconto di un altro conoscente, Mauro Scimia, riportato sulla pagina Facebook citata in precedenza: “Una volta stavo per entrare al Manuja, piccolo club trasteverino, e nello stesso momento stava entrando anche Massimo. Aveva camicia, cravatta e sax al collo. Gli chiesi: ‘Ciao Massimo, suoni stasera?’. Lui: ‘No’. Io: ‘Perchè allora cammini con il sax al collo?’. Lui: ‘Guarda, col sax mi sento meglio. Poi, chiediti perché tu non cammini con la tua chitarra. Non vuoi sentirti meglio?’”. Poteva esserci chiosa migliore? (Nico Toscani)

 

 

 

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