FREE FALL JAZZ

Se esiste il jazz per orchestra lo dobbiamo innanzitutto a Fletcher Henderson, pianista e caporchestra che assemblò e diresse per primo una compagine jazzistica estesa – che è cosa ben diversa dalle dance band di musicisti come Paul Whiteman. Henderson poteva contare su strumentisti di grande valore, fra cui Don Redman, sassofonista, clarinettista e soprattutto arrangiatore di genio. Fu proprio Redman a dare una fisionomia definitiva all’orchestra jazz, con arrangiamenti scritti che lasciavano comunque spazio all’improvvisazione dei solisti, e ad elaborare un suono complessivo che usciva dalla combinazione di sezioni (trombe, tromboni, sassofoni, clarinetti), a volte amalgamate, a volte impegnate in botta e risposta, spesso alle prese con iridescenti tappeti sonori in funzione del solista di turno. Con tutte queste innovazioni, Henderson e Redman segnarono un punto fermo nella storia del jazz, elaborando l’ABC del vocabolario orchestrale che poi entrerà nel dna di tutti i grandi caporchestra a seguire. Naturalmente, senza musicisti adeguati si va da poche parti: Henderson riuscì ad accaparrarsi il talento di Louis Armstrong, portandolo brevemente a Chicago da New Orleans e diffondendo così il suo stile innovativo, cui tutti dovettero adeguarsi. Molti altri assi si fecero le ossa al seguito di Fletcher, come Coleman Hawkins, Ben Webster, Benny Carter, Roy Eldridge, Chu Berry o Lester Young (purtroppo mai registrato). Questa raccolta, ‘A Study In Frustration’, è una delle migliori mai apparse e raccoglie una serie di capolavori incisi su Columbia dal 1923 al 1938. Possiamo sentire l’evoluzione progressiva del suono, in ordine cronologico, dalle prime incisioni in cui allo swing degli assolo corrispondeva una certa rigidità da parte della band, al passaggio di Armstrong che portò un relax e un virtuosismo ancora sconosciuti, trasformando in via definitiva una buona dance band in una vera e propria orchestra jazz. La prima.

In soldoni, la ristampa di questa celebre raccolta tappa un buco inammissibile in ogni jazzografia che si rispetti. Tre cd ad un prezzo abbordabilissimo dovrebbero essere un invito più che sufficiente per correre dal vostro rivenditore online preferito. È la storia che chiama, giusto?
(Negrodeath)

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