FREE FALL JAZZ

Si conclude anche per quest’anno l’esperienza con il Centro Candiani da parte dell’associazione culturale Caligola. Il primo dei tre concerti finali, il 19 Aprile, ha messo a confronto la chitarra di Maurizio Brunod con un pilastro del jazz moderno, il bassista Miroslav Vitous. Brunod, molto attivo in Piemonte assieme a Massimo Barbiero (gruppo Odwalla), è un chitarrista molto “classico”: non si avvale di molti fronzoli elettronici, che finiscono sempre per non far comprendere la bravura del musicista, e riesce con il partner, in questo caso Vitous, a creare un interplay molto interessante. Il concerto, che presentava il nuovo disco di Brunod ‘Duets’, si è dipanato in maniera molto “relaxin’”, facendo ancora una volta risaltare le grandi doti di Vitous all’arco (dove rimane un capostipite incontrastato). Da sottolineare un curiosa versione di ‘St. Thomas’ suonata con l’utilizzo dell’arco in un tempo lento ma efficacissima e il bis dedicato a Charlie Chaplin. Un buon concerto, anche se il disco, con la presenza di Achille Succi, Daniele di Bonaventura e altri, risulta molto più articolato. 

Il giorno 3 Maggio è stata la volta del quartetto Patchwork di Claudio Fasoli (sax tenore e soprano) con Michele Calgaro (chitarra elettrica), Lorenzo Calgaro (contrabbasso), Gianni Bertoncini (batteria, elettronica) e special guest Alex Sipiagin (tromba e flicorno), che è stato protagonista anche del prologo del concerto in duo con Calgaro: musica originale e non, ma capace di coinvolgere gli spettatori. Il quartetto di Fasoli, invece, mi ha lasciato un po’ di amaro in bocca. Non mi ha convinto del tutto la via shorteriana, forse ormai troppo battuta e anche un po’ datata. In ogni caso buoni spunti ci sono stati, e la batteria di Bertoncini ha saputo cavalcare i ritmi, soprattutto quelli veloci, in maniera ottimale.

E concludiamo con il giorno 9 Maggio, con il progetto nato dall’incontro da Franco Ambrosetti (flicorno), Uri Caine (piano) e Furio Di Castri (basso). Dal titolo “From Bach to Miles and Trane” chiaramente si potevano già intuire le chiavi di lettura di questo appuntamento. Forse un po’ troppo pretenzioso? Certo è che la bravura di Caine e quella di Di Castri hanno sopperito a certe incertezze di Ambrosetti, soprattutto alla fine del concerto. Bisogna anche ammettere che quest’ultimo nella sua carriera ha raccolto meno di quel che ha seminato, e quindi su qualche cosa si può ben sorvolare. Il risultato della serata è stato un bilanciamento, con qualche sbavatura, tra la musica classica, la contemporanea e il jazz modale, anche se il pianismo di Caine, sopratutto nel pezzo iniziale sulle variazioni di Goldberg, è scivolato inevitabilmente verso un’improvvisazione più radicale. E adesso aspettiamo Enrico Rava con la PMJL e il tributo a Lester Bowie per la “riapertura” al jazz (speriamo) del Teatro Toniolo. (Maurizio Zorzi)

Foto dei concerti:

Duo Maurizio Brunod/Miroslav Vitous

Patchwork Tour del Fasoli Four

From Bach to Miles and Trane

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