FREE FALL JAZZ

Il signore che vedete qui sopra è Manfred Eicher, padre-padrone della rinomata ECM Records, etichetta tedesca in attività dal 1969. Hanno inciso per ECM artisti come Keith Jarrett, l’Art Ensemble Of Chicago, Dave Holland, Paul Bley, Paul Motian, Charles Lloyd, Marion Brown, Jan Garbarek – jazzisti, per definirli in una parola sola. Nel 1984 nasce la costola ECM New Series, che pubblica gente come Arvo Paart, Heiner Goebbels, Meredith Monk, Ketil Bjornstad, Valentin Silvestrov, ascrivibili al giro della “contemporanea”. Forse. Il punto è, adesso, chissenefrega? Immagino questo salti per le menti di voialtri lettori. Ebbene, quella che segue è un’elucubrazione personale che non so quanto possa interessare il resto del mondo.

In principio era il jazz
Eicher aprì l’ECM proprio per il jazz. Da allora, questa casa discografica è stata spesso premiata e lodata per le sue operazioni jazzistiche. I nomi fatti sopra (Jarrett, Bley, AEOC, Holland…) sono perfettamente in tema, e in un periodo di crisi come gli anni 70 cementarono l’associazione pavloviana fra ECM e detta musica. Per seguire la metamorfosi del suono ECM e l’affermazione della sua estetica peculiare basta esaminare, a mio avviso, la discografia del sassofonista Jan Garbarek: costui nella primissima parte della sua carriera pubblicò una serie di album vulcanici e roventi come ‘Afric Pepperbird’, ‘Tryptikon’, ‘Witchi-tai-to’ che seguivano le orme, niente meno, di Albert Ayler e Archie Shepp. ‘Witchi-tai-to’ è del 1973, basta andare avanti di soli due anni per trovarci di fronte a ‘Dansere’ e ‘Dis’, che definiscono una volta per tutte il suono ECM. In questi lp si compie una sorta di procedimento alchemico lavorando di fino in laboratorio per creare uno stile musicale nuovo e completamente artefatto. Dal jazz si estrae chirurgicamente l’improvvisazione e la si inserisce altrettanto chirurgicamente in un contesto minimal, quasi ambient, dai suoni purissimi e riverberati figli di vetuste concezioni tardoromantiche europee. Il sound del quartetto europeo di Jarrett vede, non a caso, Garbarek in formazione e definisce, o dà il via a, gran parte del jazz europeo più noioso – quello melodico, ritmicamente anodino, dai suoni tersi e volto ad un lirismo estetizzante.

Eh ma vedi, noi c’abbiamo la cultura le tradizzzzzioni il panpepato
Fin troppi ormai ritengono punta di diamante del jazz l’etichetta che, perseguendo coscientemente l’estetica “next to silence”, ne è la negazione. La musica improvvisata dell’ECM non vuole perdere il contatto con il jazz, ma ambisce ad essere trattata col supposto rispetto dovuto ad una creazione artistica d’alta accademia europea (data implicitamente come superiore, vista la pesante normalizzazione classicheggiante cui viene sottoposto il jazz ECM). Le produzioni della ECM New Series si spingono ancora oltre,verso una musica contemporanea risolutamente antimoderna dove il richiamo al passato arcaico, alle radici e alla spiritualità dei popoli europei è ancora più presente grazie all’uso di materiale folk di varia provenienza (nordico, estone, germanico… dipende dall’autore) come ossatura sonora ed emotiva di lunghe litanie. E nonostante gli autori siano disparati, suona sempre come “musica di Eicher”. Possiamo chiederci, a questo punto, a chi piace, e notare che spesso e volentieri si tratta di gente che guarda il jazz americano (soprattutto odierno) con una certa condiscendenza.

Wannabe
Non metto in dubbio l’onestà intellettuale di Eicher, perché è evidente che a lui piaccia dare questo indirizzo alle sue produzioni. Volente o nolente, però, la sua visione rende la musica ECM ideale per tutti coloro che vogliono sentirsi “colti” e “al passo coi tempi” ma non hanno il tempo, la voglia, i mezzi per acculturarsi davvero. L’ECM dà loro un surrogato di complessità: i suoi dischi richiamano in maniera esplicita alcuni tratti estetici (omogeneità di suono, ritmo regolare, sobrietà) superficialmente associati alla musica classica europea pre-900, richiamano il passato ancestrale della Vecchia Europa, e gettano un ponte, più fittizio che altro, verso il presente con una dose omeopatica di  jazz. Sorta di moderno biedermeier, l’ECM-sound lenisce la paura del nuovo che avanza, dei barbari alle porte e dei vecchi valori che non vogliono più dire un cazzo. Garbarek con l’Hilliard Ensemble, i tintinnabuli di Paart, il minimalismo folk di Bjornstad, la plumbea tromba di Thomas Stanko e quella “mediterranea” di Enrico Rava etc etc evocano una sorta di Arcadia dell’Europa Perduta in cui rifugiarsi e annullare lo stress quotidiano. Apprezzare liguaggi musicali autenticamente nuovi e fortemente contrapposti a quello europeo, come il jazz  appunto, comporterebbe troppo sforzo e la  necessità di confrontarsi con un’altra cultura.

Bei tempi, quando c’era i tirannosauri
Tornando al jazz, quarant’anni di irradiazioni di ECM-sound hanno prodotto quel fenomeno a cui assistiamo oggi: un jazz europeo de-jazzizzato con la puzza sotto il naso, mondato da qualsiasi elemento linguistico originario, e ridotto ad una sorta di musica new age improvvisata per rilassare le orecchie e accompagnare lo yoga e ricongiungersi con la spiritualità perduta nella vita disumanizzante e alientante e… (inserire luoghi comuni a piacere, basta che si contrappongano a qualsiasi idea di velocità, dinamismo, metropoli, città, tecnologia, melting pot culturale). La stampa di settore, negli ultimi dieci anni almeno, lo ha talmente promosso ed elogiato che ormai la visione del jazz qui è irrimediabilmente distorta. Forse per sempre. Bene fanno quei musicisti italiani che propongono un’estetica contaminata, ok, ma calata nel presente e lontana dall’acidità della vecchia signora che non la guarda più nessuno…

Credo che il fronte/retro copertina di ‘Live/Evil’ di Miles Davis incarni alla perfezione la differenza fra jazz e pseudojazz nibelungico – con la differenza che lo pseudojazz nibelungico rappresentato dalla vecchia signora mezza marcia riesce ad ingannare l’occhio disattento con massicci interventi di chirurgia plastica. “Ma insomma,  non è importante che sia bello da sentire, anziché tante storie?” mi chiederà qualcuno. Spero che da questo pistolotto gratuito e non necessario emerga da sè che, alla luce di quanto detto, grazie ma no, grazie. Sarebbe come rinvenire il futuro del metal negli Arcade Fire.
(Negrodeath)

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