Altro sold out al Candiani per gli amici del Circolo Caligola. La chitarra di Marc Ribot richiama sempre pubblico di vari generi, dal rock blues al jazz più avanguardistico, e questo conferma l’ampio spettro del progetto Ceramic Dog, giunto alla seconda uscita. Devo ammettere che l’approccio a questo concerto non mi è stato facile: non sono un grande amante della chitarra elettrica, ma indubbiamente la maestria di Ribot è eccelsa e sa affascinare. Se poi a questo aggiungiamo la presenza di un batterista a 360 gradi come Ches Smith, beh, allora l’interesse aumenta. L’inizio mi aveva fatto sperare molto di più di quanto sentito in seguito: un’introduzione con piccoli accordi, una ricerca di colori e sonorità , momenti di quiete in attesa di qualcosa. Geniale, un inizio di grande effetto, capace di rapire il pubblico in attesa dello scoppio finale. Ed eccolo lo scoppio: un profumo rock che si contamina con il blues. Ma proprio quando pensavi di avere capito, si ritorna a cercare nuove direzioni e sonorità . Anche il secondo pezzo sembra ricalcare le orme del primo, qui però l’elettronica e la rumoristica sembrano farla da padrone, finchè una chitarra assolutamente rock prende il sopravvento e la direzione del concerto imbocca una piega che non mi ha assolutamente più convinto. Non mi sono piaciute le parti cantate da Ribot, troppo inconcludenti, ma tutto è scivolato troppo presto su cose già sentite: suonate bene, sia chiaro, ma poco interessanti, almeno per il sottoscritto. Forse l’unico momento che ha risvegliato il mio interesse è stato ‘Take Five’, una versione sbilenca ma ancora riconoscibile del pezzo di Paul Desmond, dove la batteria di Ches Smith ha improvvisato liberamente, creando una massa sonora davvero efficace. Il resto del concerto è scivolato tranquillamente senza grossi sussulti, però il pezzo finale, un rockettino abbastanza gradevole da indurre a ballare, ha dimostrato una volta di più che Ches Smith è una potenza!
(Maurizio Zorzi)
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