FREE FALL JAZZ

La musica di questo CD è imperniata su ‘Il colore del melograno’ (1968, 73 min.), un lavoro del regista Sergej Paradzanov, georgiano di origine armena. L’occasione di ascoltare dal vivo il trio (Gianni Mimmo, soprano; Cristiano Calcagnile, batteria e percussioni; Xavier Iriondo al “mahi metak” ed elettroniche) durante il Jazz Groove al Candiani di Mestre mi ha permesso di seguire  il film, senza sonoro, che descrive in uno stile particolarissimo e antirealistico (le immagini mostrano, ma non raccontano, alludono, ma non dicono) la vita del monaco-trovatore armeno Sayat Nova (vissuto nel XVIII secolo) dall’infanzia al ritiro nel monastero, attraverso una serie di quadri statici e stilizzati, nei quali lo spettatore deve immergersi, come in un dipinto o in una musica. Come lo definisce Gianni Mimmo: “Si tratta di una rilettura profonda e reciproca fra le due parti. Immagini con forza drammatica trovano nella musica una sorta di traduzione, di conduzione, di esplicazione ad altro livello. Come una mitologia guardata alle spalle, invece che dalla prospettiva post moderna, come una spinta pervasiva e un abbraccio totale”. Perdendo l’ausilio visivo, l’ascoltatore potrebbe pensare che la musica perda significato. Rispetto altre produzioni che mescolano video e musica, qui le scene non sono commentate in maniera didascalica, in quanto non esistono tracce da seguire: l’improvvisazione è quasi, se non del tutto, radicale. La matrice, per la presenza di Mimmo e Calcagnile, è di origine jazzistica, e gli interventi da “rumorista” da parte di Irondo (Afterhours), contribuiscono a creare delle notevoli tensioni armoniche. Siamo al limite delle ricerche “elettroacustiche” di Evan Parker, ma con una identità molto forte; nel lavoro di Mimmo sul soprano il riferimento a Lacy è sempre presente, e in alcuni momenti rievoca i duets di Lacy con Centazzo, attualizzandoli però. Ultima notazione: solo vedendoli dal vivo si può capire il suono della Mahi Metak, una similchitarra a 10 corde, suonata orizzontalmente e costruita dallo stesso artista, Xabier Iriondo, per metà basco, che ha scelto di chiamarlo con un termine della lingua di Euskadi. Se volete emozioni forti, questo fa per voi! (Maurizio Zorzi)

Comments are closed.