FREE FALL JAZZ

Praticamente sconosciuti fuori dai confini polacchi, i Pink Freud (miglior nome di sempre? Di sicuro se la gioca fino all’ultimo), creatura del contrabbassista Wojtek Mazolewski (il nome ho dovuto copiaincollarlo, lo ammetto), in realtà pubblicano dischi più o meno regolarmente dal lontano 2000, mischiando, in dosi diverse a seconda dei casi, jazz, elettronica e rock. “La solita roba”, si dirà, e invece no: che fossero brava gente che non si prende troppo sul serio s’intuiva già (come se non bastasse il loro nome) da un repertorio che può vantare un’allucinata rilettura di ‘Come As You Are’ nonché un brano dedicato a Don Johnson (e il pezzo si intitola ‘A Tribute To Don Johnson’: suppongo l’assonanza col Jack Johnson di Miles sia voluta. In ogni caso, volontaria o meno,  come si fa a dirne male?).

‘Horse & Power’ arriva a noi come l’episodio più “facile” e immediato della loro produzione e, con ogni probabilità, anche il più riuscito. La garanzia è già in cabina di regia, dove siede addirittura l’ex Swans Roli Mosimann, produttore di una lista infinita di cose entusiasmanti, seppur assai lontane da jazz e dintorni: dai micidiali Skyscraper, le cui lodi meriterebbero un intero articolo a parte non fosse fuori tema, ai The The fino a Celtic Frost e Young Gods. Accanto a Mazolewski troviamo il collaudato Tomasz Duda al sax, più un trombettista e un batterista dai nomi impronunciabili (rispettivamente Adam Milwiw-Baron e Rafał Klimczuk: il copiaincolla mi salva in corner).  Messe completamente da parte le sortite elettroniche, il disco ruota attorno alla capacità del leader di comporre temi melodici e accattivanti che ricorrono più volte nel corso dei brani (‘Konichiwa’, ‘Promised Land’ e ‘G-Spot’, tra gli altri), regalando all’insieme quell’anima “pop” che fa la sua fortuna e lo rende “a presa rapida”. Detta così pare una sciocchezza, ma una volta di più la bravura sta nel far sembrare apparentemente facili cose in realtà ben più complesse: giurerei infatti che i temi siano frutto di scrittura minuziosa e accurata (che comunque non chiude la porta all’improvvisazione, presente talvolta negli assoli o ancor di più nei pezzi meno “diretti”), peraltro supportata da arrangiamenti altrettanto eleganti. Meravigliosa ad esempio l’interazione tra i fiati, che spesso si svolge con uno dei due che esegue la melodia principale mentre l’altro interviene con piccoli contrappunti; non da meno il ruolo del basso, che dimostra versatilità recitando più parti: spina dorsale ritmica, solista in prima linea, finanche arpeggi (che portano con sé sfumature lontanamente post-rock).

Ma, si diceva, ‘Horse & Power’ non è solo questo: in momenti come ‘Bourbon’ (che nella sua parentesi per solo basso richiama un po’ la ‘Turnaround’ di Ornette Coleman) o ‘Flying Dolphy’, programmaticamente intitolata, torna a galla l’amore per l’improvvisazione, mentre l’incontenibile ‘Pink Hot Loaded Guns’ dimostra una volta di più che Mazolewski e soci ben conoscono i dettami del funk e del rock (il duetto tra fiati e basso che parte dopo circa un minuto e mezzo personalmente mi ricorda chitarra e basso durante l’assolo di ‘Are You Gonna Go My Way’ di Lenny Kravitz).

Nonostante esca su un colosso come Universal dalle nostre parti purtroppo non è distribuito, ma è facilmente acquistabile via internet con pochi clic: non perdetelo. (Nico Toscani)

Comments are closed.