FREE FALL JAZZ

Ecco finalmente alla luce il progetto messo in cantiere da Ryan Trusdell, supportato da ArtistShare, e Maria Schneider. Maria Schneider fu l’assistente di Gil Evans negli ultimi anni di vita, prima di diventare la più importante arrangiatrice dell’ultimo decennio, ed ebbe proprio Ryan Trusdell come assistente. Ora Ryan, con il contributo di Anita, moglie di Gil, è riuscito a ritrovare composizioni e arrangiamenti inediti composti molti anni fa dallo stesso Evans. Ha quindi costituito una vera orchestra, 35 elementi, che dopo varie prove ed aggiustamenti ha registrato questo album, pubblicato lo scorso Maggio.

Come amante dell’orchestra di Gil Evans nutrivo molte aspettative, che però in parte sono andate deluse. Sì, perché l’approccio di Ryan alle idee di Gil Evans, sui brani cantati e di breve durata, non è stato attualizzato ai giorni nostri. Sembra che l’operazione sia stata solo quella di ripulire dalla polvere degli arrangiamenti lasciati in soffitta per troppo tempo. Certo, la partenza con ‘Punjab’ composizione e arrangiamento del 1964, vera chicca, faceva ben sperare. Le tabla, a mio ricordo mai registrate dall’orchestra, che sono elemento centrale del branon fanno da contraltare ai fiati, che volano sopra di esse senza mai soverchiarle, creando un’atmosfera magica. Bisogna saltare fino al quinto brano, stupenda versione di ‘Barbara Song’ in un arrangiamento del 1971, saltando anche la versione di ‘Maidz Of Cadiz’ del 1950 (prima della versione del 1957 registrata da Miles Davis in Miles Ahead), per ritrovare la genialità degli arrangiamenti di Gil.

Altri tre salti e arriviamo alla summa del lavoro di Gil Evans. ‘Waltz/Variation On The Misery’, composizione e arrangiamento del 1971, brano di quasi 20 minuti che ci spiega perché Evans fosse un genio: impasti in apparente contrasto con l’esposizione del tema, un incessante battere del piano sostenuto e quindi sostituito dai fiati, assoli concisi sostenuti dall’orchestra… Ecco: suonano tutti, sempre! Semplicemente geniale. L’ultimo brano, anche se cantato, dimostra che si poteva osare di più: la versione di ‘Look To The Rainbow’, arrangiamento del 1965, non dimostra gli anni che ha. Mi accorgo che i miei brani preferiti sono due del 1971 e uno del 1964, sicuramente un periodo nel quale il cambiamento sociale ha influenzato la musica e che Gil, che aveva orecchie molto aperte, ha sicuramente recepito.

In conclusione l’approccio di Ryan Trusdell, secondo il mio parere, è stato troppo filologico e convenzionale: in fin dei conti si trattava di lavorare su arrangiamenti inediti, e questo non era un tributo, quindi si poteva e, forse, si doveva sperimentare di più, evitando troppi passaggi calligrafici che hanno reso i brani fin troppo old fashioned. (Mau)

 

Comments are closed.