FREE FALL JAZZ

Quando anni fa, scartabellando fra le offerte di un negozio di dischi, trovai ‘For Lady’, fui colpito dalle parole ‘Webster’, ‘Young’ e dalla frase riportata in copertina: “songs Billie Holiday made famous… an instrumental tribute to her great talents”. La mia mente immaginò subito un omaggio realizzato da due pesi massimi della swing era come Lester Young (amico fraterno della Holiday, com’è noto) e Ben Webster. Al primo ascolto distratto del primo brano pensai “ma guarda, c’è pure Miles Davis”, e soprattutto “questo tenore forse è Young, ma non si sente mai Webster!” L’arcano fu presto svelato dopo aver letto meglio la copertina e le note interne: Webster Young era il nome di un trombettista di scuola strettamente davisiana che, nel suo primo album da leader, voleva omaggiare Billie Holiday. L’impronta del Davis di dischi come ‘Blue Haze’ o ‘Quintet/Sextet’ è evidente nel sound asciutto e  ritmato, con un solidissimo contrabbasso in evidenza. La tromba elegante di Webster Young è affiancata dal tenore di Paul Quinichette, capace di emulare lo stile proprio Lester Young come  di utilizzare un fraseggio più ruvido e moderno, un po’ à la Benny Golson – per ovvi motivi, in questo album sfrutta essenzialmente il suo lato “lesteriano”. La sezione ritmica, forte della fine chitarra di Joe Puma, di un Mal Waldron elegante e minimale, del potente basso di Earl May e della batteria di Ed Thigpen, procede fluida e spedita, preoccupandosi più che altro di mantenere un gradevolissimo swing rilassato. A parte il primo pezzo, un bel blues di Young chiamato ‘The Lady’, il disco comprende del repertorio classico della Holiday e questo si riflette in un clima malinconico e cupo rischiarato, ogni tanto, da sprazzi di luce e lieve ironia. La chiusura è affidata ad una versione di ‘Strange Fruit’ marziale e fosca, al limite del macabro.

Dopo questo album, Webster Young ne inciderà solo un altro nel 1961 per poi dedicarsi all’insegnamento. Il suo nome non entrerà nella sala reale della storia del jazz, ma ‘For Lady’ ce lo teniamo volentieri.
(Negrodeath)

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